Indi Gregory: stop ai supporti vitali. Lo stato decide ancora una volta per le vite degli altri

   

Volge al termine la vicenda di Indi Gregory, la bambina gravemente disabile, che i medici e poi i giudici, andando contro la volontà dei genitori, hanno deciso di non curare più.

“Non è la prima volta che la Gran Bretagna mostra verso i bambini più fragili il suo volto più crudele. – dichiara Marina Casini, presidente del MpV Italiano e della Federazione Europea One of Us per la Vita e la Dignità dell’Uomo- Questo racconta la dolorosa “chiusura” della vicenda della piccola Indi. Una chiusura terrena che vede il potere giudiziario scavalcare l’amore di due genitori che avevano chiesto – legittimamente, anche avvalendosi della cittadinanza italiana di Indi e della disponibilità dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù – di provare a percorrere la via della cura e non quella frettolosa della morte cagionata”.

Ieri “Indi è stata portata all’Hospice scortata dalla polizia come fosse una detenuta. È semplicemente straziante” scrive Simone Pillon, uno degli avvocati del team italiano che ha seguito la famiglia Gregory, insieme agli avvocati inglesi Bruno Quintavalle and Pavel Stroilov. Hanno cominciato le procedure per staccare i supporti vitali di Indi. Eppure, “Indi reagisce, è viva, è vitale”, anche se, spiegava solo qualche giorno fa Mantovano, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, “ha una malattia molto seria, che però merita di essere curata e non di essere stroncata staccando le macchine”.

 “Indi non finirà di parlare chi, indignato, non vuole rassegnarsi a questa mentalità di morte. – continua Marina Casini- Fa veramente impressione che dei giudici possano farsi dispensatori di morte non tenendo conto di tutti quei fattori – a partire dalla richiesta dei genitori di venire in Italia per valutare la situazione – che avrebbero aperto altre vie prima della eventuale resa. Una brutta storia che evoca cupi scenari del passato e manifesta un pragmatismo utilitarista che non fa che alimentare lo scarto di chi è ritenuto socialmente senza valore”.

“Claire ed io- scrive Dean il padre di Indi- abbiamo sempre voluto quello che è il migliore interesse per Indi. Anche lei ha diritto ai diritti dell’uomo e vorremmo che avesse il miglior trattamento possibile (…). Perché non può andare in Italia e ricevere i trattamenti e le cure che il governo italiano ha offerto? (…) Non smetteremo di lottare affinché nostra figlia abbia la possibilità di vivere fino alla fine”.

La presidente del MpV ringrazia “coloro che in Italia e non solo si sono spesi per dare voce a Indi e ai suoi genitori”. “Se c’è una cosa bella in questa vicenda-aggiunge la Casini- è il Battesimo di Indi, voluto dai suoi genitori che fino a quel momento si erano dichiarati lontani dalla fede. Una luce nel buio e una speranza nella disperazione”.

“Sei importante perché sei tu, e sei importante fino alla fine della tua vita. Noi faremo tutto ciò che possiamo non solo per aiutarti a morire serenamente, ma anche per aiutarti a vivere fino alla fine” scriveva l’infermiera inglese Cicely Saunders, fondatrice degli Hospice e delle cure palliative.

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