Veneto. Non passa la legge regionale sul suicidio assistito

Veneto. Non passa le legge regionale sul suicidio assistito. Soddisfazione del MpV Italiano.

Soddisfazione del MpV Italiano per la mancata approvazione della proposta di legge regionale n. 217 di iniziativa popolare, che prevedeva la legalizzazione del suicidio assistito in Veneto.

La legge non passa, perché non raggiunge la maggioranza assoluta. Il voto finisce a parità: 25 contro 25. La proposta di legge torna in commissione.

Marina Casini, presidente del MpV Italiano, molto contenta per il risultato, definisce “veramente triste” la scelta di legalizzare il suicidio assistito.

Il MpV Italiano si schiera, ancora una volta, con i deboli, i malati, i sofferenti e i soli che sono tra i più fragili della terra. Si alle cure palliative e alla presa di carico di ogni malato e della sua famiglia, no ad eutanasia, accanimento terapeutico e suicidio assistito che, oltre ad eliminare il malato, e la spesa economica che comporta, ne negano la dignità.

 

“Siamo di fronte a una forzatura giuridica- continua la Casini-. La proposta travalica spudoratamente i requisiti indicati dalla Consulta (sentenza 242 del 2019), va oltre le competenze assegnate alle Regioni, è priva di copertura finanziaria”.

Questa proposta di legge regionale è in maniera evidente, secondo la Presidente del MpVI “una manovra/manipolazione ideologica e ingannatrice”.

“Uno stato civile- ha affermato il prof. Massimo Gandolfini , presidente del Family Day- non commina mai la morte di un essere umano (leggi il testo della moratoria ONU alla pena di morte, 18 dicembre 2007 – proposta, peraltro, fortemente voluta e sostenuta dall’Italia, governo Prodi”.

Il progetto di legge, sostenuto e patrocinato dall’ Associazione radicale ‘Luca Coscioni’, che si prodiga da anni per dare la morte alle persone attraverso eutanasia e suicidio assistito, non è passato grazie ad una “defezione” nel Pd e alla libertà di voto lasciata ai suoi dal governatore Zaia (Lega), che pure si era speso in prima persona, e continua a farlo. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno fatto valere il veto sulla legge “di inciviltà”.

Questa proposta di legge, sottolinea Pino Morandini, vice Presidente del MpV Italiano e già magistrato,  “solleva un’immensa questione antropologica che implicherebbe, sia secondo la retta ragione sia a mente dell’orizzonte personalistico (attorno a cui è imperniata, è bene ricordarlo, la Costituzione!), che alla vita, tanto più se fragile e, magari, sofferente, va offerto il massimo della cura (l’I care di don Milani), che si traduce, ad esempio, nelle cure palliative, nell’assistenza domiciliare, ma non solo. Essa avrebbe diritto anche a quel quid pluris di affetto cui aspira e del quale ha pieno diritto e che una comunità che intenda definirsi propriamente umana ha il dovere di offrire”.

Il Veneto, in caso fosse passata la legge, sarebbe stata la prima Regione a dotarsi di una normativa in materia. Massimo 27 giorni per suicidarsi, questa la novità più rilevante – con la legge che ora torna in commissione – che imponeva la legge, cioè il termine massimo entro cui le Asl dovevano dare una risposta ai malati con patologie irreversibili che chiedono alla sanità pubblica l’autorizzazione e l’assistenza a suicidarsi (trattamento per la morte volontaria).

“La legge-spiega la Casini-  si sostiene sia necessaria per evitare l’accanimento terapeutico e la sofferenza insopportabile dovuta alla malattia o alla disabilità, ma in realtà è dato acquisito sotto ogni profilo che l’accanimento terapeutico va evitato e che la sofferenza va combattuta con le cure palliative, già disciplinate con la legge 38 del 2010. In realtà quello che si vuole raggiungere è il rafforzamento di una mentalità che favorisce l’espulsione dalla società dei fragili e dei vulnerabili con il pretesto della libertà di scelta. Ma quale libertà può esserci se non c’è l’alternativa di una amorevole presa in carico, se non c’è adeguata diffusione delle cure palliative e della terapia del dolore, se i malati e le loro famiglie sono lasciati soli, se la burocrazia sanitaria è pesante e farraginosa? Sono questi gli aspetti che devono essere presi in considerazione se vogliamo incamminarci verso la civiltà. Altro che scorciatoie di morte camuffate da progresso!”.

Inoltre, fa notare ancora Morandini, “vi è, depositata da qualche mese, una proposta di legge regionale veneta incentivante le anzidette misure assistenziali. Come mai essa langue e le proposte ispirate dalla cultura dello scarto proseguono nel loro iter?”.

La sofferenza, la malattia, la morte di una persona hanno sempre un senso profondo e sono una ricchezza per la società per questo vanno accompagnate.

Anche l’Associazione Papa Giovanni XXIII si è fatta sentire proprio questa mattina con un presidio di diverse associazioni presso il palazzo regionale di Venezia, a cui è stata data la possibilità di portare voce con la presenza a tutti i malati che lottano per la vita e necessitano di cure amore e protezione. È stato chiesto anche un cambio di prospettiva e mentalità che miri al rispetto e dignità della persona e che potenzi le possibilità di cura e sanità.

È certamente una sconfitta della società e della civiltà lasciare morire o spingere alla morte una persona sofferente anziché aiutarla e accompagnarla nel suo dramma esistenziale e nel tempo del fine vita.

Gli Ospedali, le cure per tutti sono una conquista, un segno del progresso, dare di proposito la morte o aiutare a morire è l’esatto contrario.

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