Sul biotestamento rimangono forti punti oscuri
Sintetico e chiaro il comunicato del Prof. Alberto Gambino con il quale Scienza &Vita ha accolto la notizia della approvazione della legge sul biotestamento da parte del Senato giovedì 14 dicembre: “Un risultato chiaramente legato ad un intento elettoralistico che si conferma un grave errore politico e culturale, una vera e propria eclissi della ragione, con sicure ricadute sociali. La stragrande maggioranza di medici, specialisti, oncologi, bioeticisti, giuristi, associazioni di cittadini uditi dal Senato (ben 37 su 42) hanno argomentato che il disegno di legge andava modificato, ognuno portando, con competenza, motivazioni serie e puntuali . Perché ora il Senato sia rimasto sordo a questi rilievi ed abbia approvato un testo non condiviso dalla stragrande maggioranza di coloro che si occupano da sempre di sanità e fragilità dei pazienti non è un mistero, ma un cinico calcolo meramente elettorale”.
La legge approvata“Norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento” presenta numerosi punti oscuri che la rendono a mio avviso: inutile, sbagliata, pericolosa.
E’ una legge inutile perché il pericolo di ricorrere, con malati in gravissime condizioni, all’“accanimento terapeutico” (da tutti condannato), non esiste essendo di fatto esplicitamente vietato dal Codice deontologico dei Medici. Di contro la Legge n. 38/2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” riconosce nel malato una persona da accompagnare nella malattia assicurandogli rispetto, assistenza e cure appropriate in relazione alle sue specifiche esigenze.
E’ una legge sbagliata perché considera “trattamenti sanitari” la nutrizione e l’ idratazione artificiale ed in quanto tali, terapie rifiutabili dal paziente.
E’ su questo delicatissimo aspetto che vedo un intento eutanasico.
Terapia e cura non sono sinonimi. Infatti con terapia si intende un trattamento sanitario finalizzato alla guarigione del malato, mentre la cura è ogni presidio assistenziale destinato,appunto, alla cura della persona. Chi mai potrebbe definire terapia la somministrazione di cibo dato con un cucchiaio ad un disabile? Senza cibo il disabile morirebbe. Anche se il mezzo con cui l’alimentazione è somministrata non è ordinario, l’alimentazione non perde la sua essenza e finalità primaria.
Ma questa legge è sbagliata perché mortifica la professione del medico che diventa un semplice esecutore della volontà dell’ ammalato e non lo specialista che ha come obbiettivo il bene integrale della persona. Questo aspetto è evidenziato anche dalle parole usate nel titolo della Legge dove si parla di disposizioni e non di dichiarazioni. E’ evidente che usando il termine disposizioni il Legislatore intende che l’ ammalato imponga una sorta di ordine che toglie al medico ogni discrezionalità.
E’una legge pericolosa. Infatti introduce, fin dall’art. 1, il principio della disponibilità della vita umana in contrasto quindi con l’ ordinamento italiano, con la Costituzione e con la consolidata giurisprudenza costituzionale. La vita è infatti un bene indisponibile.
E’ tale la vita degli altri: infatti il precetto “non uccidere” è alla base di ogni ordinamento ed è da questo Principio che deriva l’unanime condanna della pena di morte (anche di un colpevole del delitto più efferato)..
E’ tale la vita propria: infatti nell’ ordinamento è vietato sia l’omicidio del consenziente che l’istigazione al suicidio.
Non per nulla il Disegno di Legge in materia di biotestamento approvato (dopo un lunghissimo iter) dalla Camera dei Deputati il 12/7/2011 – ed inspiegabilmente lasciato decadere a due anni dalla fine della XVI Legislatura -, all’ art. 1 recitava “La presente legge…. riconosce e tutela la vita umana , quale diritto inviolabile ed indisponibile garantito anche nella fase terminale dell’ esistenza e nell’ ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere……”
“Ora più che mai – conclude il prof. Alberto Gambino nel comunicato sopra citato – è necessario che tutte le realtà che da sempre, a diversi livelli, si assumono la cura delle persone più fragili e indifese si impegnino congiuntamente per scongiurare derive di abbandono terapeutico provocate dalla lettura autodeterministica di questa legge. Scienza & Vita è pronta a promuovere un tavolo di lavoro e di tutela insieme a organizzazioni e movimenti, società scientifiche e associazioni di categoria, ospedali e case di cura, pazienti e caregivers, giuristi e bioeticisti affinché nessuno possa mai essere prevaricato in nome di una legge che non ha voluto”.
Padova, 15 dicembre 2017,
Ubaldo Camilotti