Il Movimento per la Vita Italiano: NO alla cultura della morte
Ieri, 11 febbraio 2025, la regione Toscana, in una Seduta del Consiglio regionale, la n°209, ha approvato a larga maggioranza la proposta di legge di iniziativa popolare “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte costituzionale n.242/2019”.
“Una sconfitta per tutti, un ceffone sonoro ai malati e alle loro famiglie che di tutto hanno bisogno fuorché di una legge che predispone la strada per l’auto-somministrazione della morte con il sostegno e l’approvazione della comunità. Una vergogna!” – così commenta Marina Casini, Presidente del Movimento per la Vita Italiano.
Un pessimo approdo per Firenze e la Toscana le cui bellezze artistiche e paesaggistiche si opacizzano di fronte a una legge che con prepotenza, forzando limiti e competenze, oltre a violare i veri diritti dei malati, rinnega l’umanesimo di cui per secoli Firenze è stata culla. E dire che il Granducato di Toscana è stato il primo ad abolire la pena di morte. Da faro di civiltà, Firenze diviene così fautrice di inciviltà e regresso.
Tristissimo poi pensare che ciò sia avvenuto proprio nel giorno in cui si celebra la Giornata del malato.
“Chi ha davvero a cuore la persona, e quindi anche coloro che sono colpiti dalla malattia, è chiamato a moltiplicare le forze per portare, come il Samaritano del Vangelo, ogni sollievo necessario, perché di cura, di prossimità, di assistenza accogliente, di terapia del dolore, di senso del vivere, c’è davvero bisogno” – conclude Marina Casini.
“Quanto successo non si può più affrontare con il silenzio tenuto sulla questione antropologica anche da tanti cattolici. Quanto successo deve piuttosto impegnare ancora di più tutti noi – afferma Domenico Menorello coordinatore del network «Ditelo sui tetti» e vice presidente del MpV Italiano – a saper offrire pubblicamente, come era stato richiesto anche dagli inascoltati vescovi della Toscana, l’alternativa a questo triste individualismo, verso cui certo potere vuole condizionare con le leve della legge la società, ricomprendendo e riproponendo ad ogni livello, con rinnovati stupore ed entusiasmo, una concezione dell’uomo più ragionevole e più adeguata perché tesa ad accogliere quella Speranza che mai non muore mai. Soprattutto nel dolore”.
«Ditelo sui tetti» in una nota su questa legge dichiara: “Il Partito Democratico, con un esplicito diktat politico della sua segreteria, ha preteso che il consiglio regionale della Toscana approvasse la prima legge regionale, la quale, contro gli artt. 2, 32 e 117 della Costituzione e contro la sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, introduce l’obbligo degli ospedali pubblici di anticipare la morte di malati”. “Senza alcuna competenza, è stata imposta alla società toscana (e non solo) una legge che verrà certamente bocciata dalla Consulta. Una Regione che nemmeno garantisce a tutti adeguate cure palliative, si rifugia nel tunnel ideologico di un iper-individualismo indicato per legge, secondo cui la vita debole non ha valore, perciò, lasciando spazio al concreto pericolo che il servizio sanitario regionale non protegga i più fragili” continua la nota.
“È un fatto molto grave, palesemente incostituzionale e strumentale, se solo si pensa che la stessa Toscana aveva impugnato avanti alla Corte costituzionale la c.d. «autonomia differenziata» della legge n. 8/24 paventando l’«accrescere di disparità tra i territori» per maggiori poteri regionali sulle «casse rurali», ma ora inaugura il federalismo della cura, dello scarto e della morte”.