Non lasciamoci rubare la speranza!
Non lasciamoci ci rubare la speranza! Vi raccontiamo la storia di una donna che abbiamo incontrato e aiutato come Movimento per la Vita Bassa Bresciana. Dopo tanta resistenza si è aperta alla speranza e ha accolto il progetto che Dio aveva su di lei. “Dal buio alla luce. Ora voglio dire una parola di speranza alle donne che pensano di non farcela”, dice Soraya, il nome è di fantasia. Dove c’è vera speranza la vita fiorisce…e le culle e i cuori non restano vuoti!
di Valeria Riva
Puoi dirci qualcosa su di te: quanti anni hai, cosa fai, sei sposata, hai altri figli? Sono Soraya, ho compiuto da poco 33 anni, sono sposata ormai da 13 anni. Oggi ho quattro figli: tre femmine e un maschio. Sono laureata in infermieristica e sto pensando di dare l’esame di Stato.
Com’era la tua vita quando hai scoperto di essere incinta?
Non ero per niente tranquilla perché la mia bimba più piccola aveva 2 anni e avevo appena finito la fase dell’allattamento, del togliere il pannolino. La stavo portando al nido e quindi dovevo andare a portarla e a riprenderla. Lavoro, casa, cucina … mi sentivo un po’ stanca. Stanca.
Avevi ripreso a lavorare dopo la gravidanza e avevi tanti progetti. Sei una persona molto organizzata che vuole ottenere i risultati che si prefigge.
Si, sì. Sono molto organizzata. Ho programmato la prima gravidanza, l’ho voluta io. La seconda l’ho voluta io e così la terza. Quando mi è sfuggita la quarta non sono riuscita ad accettarlo. Stavo progettando l’esame di Stato perché volevo lavorare come infermiera. È la professione che ho scelto e che mi piace moltissimo. Avevamo anche problemi economici legati alla casa che ci eravamo visti costretti a comprare nonostante fosse per noi già troppo piccola. Per questi motivi non riuscivo ad accettare questa quarta gravidanza: la fatica che sentivo in quel momento mi opprimeva. Mio marito mi aiuta, ma non è sempre a casa. Lavorando è via fino alle sei della sera e talvolta ha anche altri impegni. Quindi quando ho saputo di essere incinta non l’ho accettato per niente. Che Dio mi perdoni, adesso mi fermo e chiedo proprio scusa a Dio, però in quel momento lì non sono riuscita ad accettarlo. E poi sentivo anche il mio corpo che faceva fatica… mi vedevo al di là dopo la nascita del figlio … pensavo a dopo la nascita: l’allattamento, le notti, i pannolini … tanta fatica. Però poi ho cambiato tutti i miei progetti. Come dice anche mio marito, tu puoi fare progetti fin che vuoi ma poi il Progetto lo scrive Dio. Alla fine accade quel che vuole Dio … ed è giusto … è giusto.
Fare una intervista come quella che ti sto facendo è per me molto importante perché può essere di aiuto ad altre mamme che si trovano a vivere la situazione di difficoltà che tu hai vissuto. Ti chiedo perciò di raccontare proprio il primo momento quando hai scoperto di essere incinta. Cosa è accaduto nel tuo cuore?
Mi è cascato il mondo addosso. Ricordo che ero al telefono con mia madre, ma non volevo dirle niente perché temevo la sua reazione. La sua, quella di mio padre e quella di tutta la famiglia. Mio marito era in camera a riposare. Ricordo che ero in bagno, al telefono con mia madre e stavo facendo il test perché non avevo sentito nessun dolore premestruale, avevo un giorno o due di ritardo. Mi sono detta “stai a vedere che non sarà niente, sarà un po’ di ritardo, ma è impossibile che io sia incinta”. Faccio il test e sale la prima tacca … sale la seconda e mi dico “qui c’è qualcosa di sbagliato, sarà impossibile, non a me, non può capitare a me”. E invece … pensa che io ho sempre usato metodi contraccettivi a partire dal Nexplanon l’impianto sotto cute, poi ho preso la pillola e quindi sono sempre stata attenta. Invece quando lo vuole Dio, lo vuole, perché è stato per miracolo. Ho detto amia madre “Guarda mamma che sto facendo il test ed è risultato positivo…com’è possibile?!”. Lei invece ha reagito in modo contrario a quanto io temevo. Si è messa a ridere come una matta. Le ho detto “Mamma guarda che ti sto parlando” lei rideva, rideva. Io temevo la sua reazione perché dopo che avevo avuto il mio primo figlio lei mi aveva portata dalla sua ginecologa perché io lasciassi un po’ di distanza fra un figlio e l’altro. Mi diceva che magari potevo avere il quarto figlio verso i 36-37 anni se lo volevo. Infatti così volevo anch’io. Così mi sono meravigliata della sua reazione. Mi ha detto “Non ci devi rimanere male perché è una cosa bellissima avere figli”. Anche lei ne ha quattro. Io mi sono messa a piangere “Mamma, ma non adesso. Non lo volevo adesso”. A mio padre non ho avuto il coraggio di dirlo subito perché so che lui ci tiene al mio esame di stato, alla mia carriera. Sono andata da mio marito e gliel’ ho detto. È rimasto senza parole per un’ora. Ero triste, malinconica. Mi sentivo male
Triste tu o lui?
Io. Lui dopo la prima ora di silenzio ha iniziato ad abbracciarmi e mi diceva “Ma dai che bello…Ma sei sicura?”. “Il test è questo”. “Ma è attendibile?”. “Sì perbacco, l’ho sempre fatto” Lui è contento dei figli, ne vorrebbe tanti. Sono io che metto un freno perché giustamente sono io che allatto la notte, che cambio i pannolini, che ho avuto già due cesarei. Tre vanno più che bene. Lui sì, era sempre stato entusiasta, a lui piacciono i figli. Io no, io stavo male. Avevo proprio un pugno al cuore e piangevo…piangevo. Ho detto a mio marito “No, io non lo tengo, assolutamente, io non ce la faccio. Ho la mia ultima che è ancora piccola e non voglio rischiare di togliere tutte le attenzioni a lei”. Come faccio con 3 bimbe piccole, chi me le tiene quando sto male? Però, nello stesso tempo non volevo avere nella mia vita aborti, non volevo ricordarmi qualche giorno di aver abortito nella mia vita. Mi dava fastidio. Tu sai che io sono una che sa cosa vuole dalla vita: quante gravidanze avrei voluto dalla vita e per me gli aborti dovevano essere zero. Tuttavia in quel momento lì pensavo solo all’aborto. Il giorno dopo ho chiamato il mio medico di base piangendo. Mi era cascato il mondo addosso. Ho detto “Guardi dottore io voglio subito, all’istante abortire”. Invece il dottore, per fortuna, non mi ha accontentata per niente. Mi ha detto che non potevo prendere una decisione così importante in modo così affrettato. Mi ha invitata ad andare al consultorio famigliare per parlare e confrontarmi con qualche operatrice e a parlare bene con mio marito e con i miei familiari. Mi ha anche chiamata il giorno dopo perché voleva sapere come stessi. Questo gesto mi ha colpita molto perché non me lo aspettavo. Quando è nato il mio bimbo io sono andata da lui e gliel’ho portato per ingraziarlo perché le sue parole erano state importanti per me. Sono andata al consultorio familiare qui nella mia città. Qui mi hanno parlato un po’ dell’aborto ma mi hanno invitata a riflettere bene sulla mia scelta. In fondo avevo scoperto di essere incinta solo due giorni prima. Mi hanno offerto un supporto psicologico che ho accettato volentieri. Non mi ero mai rivolta a una psicologa prima di allora, ma in quel momento avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse, che provasse a capire il mio ragionamento. Sapevo di non essere una persona cattiva che non ne vuole sapere. Volevo qualcuno che provasse a mettersi nei miei panni, che provasse a capire. Mio marito diceva “No tu non hai accettato la cosa, non hai accettato questo dono di Dio” e un po’ mi ha etichettato da persona un po’ cattiva, un po’ egoista. Anche mia figlia più grande piangeva “Mamma se tu dovessi abortire non ti parlerò più nella mia vita”, perché è piccolina e mi diceva “Ti aiutiamo noi mamma”. È vero lei mi aiuta, ma questo non mi dava sollievo. Di fatto non riuscivo ad accettare questa nuova gravidanza, non mi entrava in testa. Mi sentivo stanca e poi iniziavano le nausee ed ero sempre in bagno. Tutti gli odori mi davano fastidio. Mi stancavo quando dovevo portare la piccola al nido … no, non mi andava bene. Dicevo “Non adesso, almeno a 36 anni, dopo che la piccola è cresciuta un po’. Non voglio privarla delle mie attenzioni ora”. Il medico di base mi aveva lasciato anche il numero della tua associazione: il Centro di Aiuto alla Vita”. Io non avevo mai sentito parlare di questa associazione e non sapevo foste presenti sul territorio. Io ho chiamato e sono andata da Daniela perché in quel momento ne avevo bisogno. Avevo bisogno di qualche persona che non fosse mia madre, perché mia madre ha avuto 4 figli e lei mi avrebbe detto “Dai Soraya cosa ti cambia fra 3 e 4?”. Avevo bisogno di qualcun altro che mi ascoltasse, che potesse capire quello che volevo dire, la fatica che sentivo. Parlare con Daniela mi ha aiutata tantissimo. Lei è una persona straordinaria che ha iniziato a chiamarmi ogni tanto per sapere come stessi, come andassero le nausee, che visita avessi. Mi ha ascoltato ed è sempre stata imparziale. Non mi diceva né che dovevo abortire, né che non dovevo farlo. Certo mi diceva che la vita è bella, è bello poter donare la vita, ma non mi pressava. La cosa più importante per me è stato poter dire tutto quello che provavo. Tutto. Io non parlo mai con nessuno delle mie questioni personali. Parlo solo con mia madre, mio marito. Amiche ne ho poche, non ho mai svelato la mia vita. In quel momento le ho detto “Io non ti conosco, ma ti racconto tutto quello che ho, perché sto davvero male. Non mi è mai successo, ma questa volta mi lascerò andare”. Lei è stata lì ad ascoltarmi. L’aver sentito qualcuno dalla mia parte mi ha fatto moto piacere e mi ha anche calmata un po’. Quando raccontavo il tutto piangevo. Ero andata proprio fuori di testa. Piangevo, piangevo. Infatti lei era dispiaciuta. Poi mi ha messa in contatto con te. Stavo iniziando a pensare di poter proseguire la gravidanza, ma ero ancora molto incerta. Ti ricordi?
Sì, certo mi ricordo
E lì era già un momento in cui pensavo al 60% di abortire e al 40% di tenerlo, se ti ricordi.
Sì, infatti mi ricordo che mi hai detto proprio questa percentuale. Si sentiva l’ambivalenza che c’era dentro di te: sentivi le ragioni di quelli che erano intorno a te, ma nello stesso tempo sentivi ancora proprio la fatica forte di accettare questa gravidanza.
Sì, ero stanca. Piano piano però si sono cambiate un po’ le carte. Mi hai tranquillizzata raccontandomi le storie di altre mamme. Ricordo che durante le giornate mi tornavano in mente i tuoi racconti e mi dicevo “ma dai vedi che non ci sono passata solo io, vedi che è successo anche ad altre persone che se la sono cavata. Perché io devo pensarla così?”. Mi hai offerto anche qualche piccolo aiuto economico e anche questo mi ha un po’ rassicurata. Da lì ho cominciato a essere un po’ più calma, a ragionare. “Dai Soraya in fondo il quarto figlio tu lo volevi, non adesso, ma lo volevi, perciò perché non adesso?”. Ho così deciso di proseguire la gravidanza. Continuavo però a sentirmi male. Ricordo che quando tornavo dal lavoro, mi buttavo sul divano, chiudevo tutte le tapparelle, piangevo, mangiavo qualcosa di piccolo che non mi stava comunque nello stomaco e dovevo subito vomitare. Tutto questo tempo è durato 3-4 mesi … Poi ho scoperto di aspettare un maschietto. Non me lo aspettavo. Sono stata felicissima. Se lo avessi saputo prima magari non sarei stata così male. Era uno dei sogni della mia vita avere un maschietto. Se avessi saputo da subito che sarebbe stato un maschio forse non avrei pensato neppure all’aborto. Sono stata fortunatissima! Il parto è andato benissimo e sono uscita, firmando, un giorno prima del previsto perché sia io che il bimbo eravamo in piena salute. Il ginecologo e la pediatra ci hanno fatto tanti complimenti. Ero felicissima e ho iniziato proprio a godermi questo maschietto tanto desiderato nella vita. Sono arrivati mio marito e le bimbe a prendermi in ospedale, a casa ho trovato i miei genitori ed è stato un momento bellissimo. Ora ho cambiato tutta la mia visione delle cose, le mie aspettative della vita sono completamente cambiate. Me lo dico tutti i giorni : “Soraya perché sei così felice di pulire la casa e di stare a casa, di cucinare, di fare un giorno la pizza un giorno qualcosa d’altro per i bambini?”. Prima non era così, prima mi dicevo “Perché devo stare a casa a pulire, io devo andare a lavorare, io sono giovane, perché devo stare a casa?”. Adesso no, adesso mi è successo quello che era capitato a quella donna di cui tu mi avevi raccontato, che dopo un quasi aborto ha deciso di avere altri 2 figli. A me ora è venuta voglia di fare anche il quinto figlio. Giuro, ora mi dico “perché bisogna stare lì ad organizzare tutto?”. No questa è la vita, bisogna prenderla così come viene. Chiaro che ci vuole responsabilità, però non devo pressarmi così tanto “Devi fare questo, devi fare quest’altro”. Prendiamo un po’ le cose così come vengono. Questa vita era un dono di Dio e invece non riuscivo ad accettarla: era il mio maschietto che ho sempre desiderato. In questo percorso che ho fatto la vostra presenza è stata molto importante. Se Dio non vi avesse messo sulla mia strada io credo che avrei abortito. A me piacerebbe ora poter dare a mia volta il mio contributo per poter aiutare altre donne che stanno passando quello che ho vissuto io. So che ho vissuto una difficoltà che mi pareva assolutamente insormontabile e invece era affrontabile e anche superabile. Tu mi hai riportato proprio le vite di altre persone che mi hanno consolato tantissimo. Capivo che erano persone che avevano vissuto il mio problema, ma che poi erano state bene. Erano persone che erano cadute, ma avevano saputo e potuto rialzarsi. Io vorrei dare la mia testimonianza. Dire quanto sono felice dopo tutta la fatica e il buio che ho vissuto.