FAMIGLIA ecosostenibile: quale FUTURO?
di Gino Soldera
La famiglia non è una istituzione antiquata e obsoleta, come comunemente si crede, perché, quale prima cellula della società, coltiva e trasmettere ai suoi componenti i prerequisiti necessari alla vita sociale. Una famiglia che non svolge a pieno il suo compito, come avviene molto spesso oggi, forma ed educa i suoi figli in modo approssimativo, tanto da generare, nella pratica della loro esistenza delle difficoltà e lacune, come l’insicurezza, la dipendenza, la violenza, che poi si riversano, come possiamo vedere, in una società non sempre preparata ad accoglierle e risolverle.
«La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità» Papa Francesco, 2014
Ormai da tempo si è rilevata l’esistenza di una seria deprivazione relazionale umana che il bambino si trova a vivere nella prima fase della vita chiamata dei “primi mille giorni”, e in particolare dei “primi 280 giorni”, quelli riguardanti il periodo della vita prenatale. Dovuta, fra l’altro: alla trascuratezza del valore del ruolo della donna nella società; all’impreparazione e allo scarso sostegno dato ai genitori; all’elevato livello di medicalizzazione, che ha come effetto quello di espropriare i genitori dalla possibilità di vivere delle esperienze per loro essenziali. Questo, per il ruolo decisivo che hanno le prime relazioni, specialmente quelle più intime e profonde, nel garantire un sano radicamento esistenziale del bambino in questo mondo, accanto a un adeguato sviluppo psicofisico e personale: non ancora oggetto di un vero controllo nonostante le urgenti necessità. Le istituzioni di questo, anche a causa dei pregiudizi esistenti, non sembrano essere ancora consapevoli, tanto che continuano promuovere a livello sociale degli interventi tampone, con scarsi risultati, mentre la situazione sta continuamente degenerando.
Da qui la necessità di conoscere e di comprendere a fondo la realtà della famiglia, da tempo in crisi, sia per l’inverno demografico in atto, e sia, laddove i figli vengono messi al mondo, per una scarsa presenza e competenza dei genitori. Questo per conoscere meglio la mission della famiglia, nella vita personale e sociale, e per cogliere il significato profondo che ricopre l’essere padre, l’essere madre e l’essere figlio: aspetti questi che vanno oltre al semplice fare il padre, la madre e il figlio. A tale proposito non possiamo tralasciare le funzioni interiori che essa svolge, che non riguardano solo le esigenze esteriori, legate alla sopravvivenza e alle necessità quotidiane, quanto e soprattutto quelle che si riferiscono alla formazione e alla crescita dei figli e degli stessi genitori.
“Il fallimento della famiglia, della paternità e della maternità nella loro precisa funzione è come una falla nella diga della civiltà’.” David Chamberlain, 2002
Si tratta di dare il via, a partire proprio dal basso, dalla famiglia, a un nuovo umanesimo, capace di imprimere un importante impulso al cambiamento del nostro modo di essere e di vivere la famiglia, perché essa diventi motivo di una vita più genuina, generosa e creativa. Per questo è necessario abbandonare l’imperante via dell’individualismo esasperato, della filosofia di vita centrata sull’avere e sull’uso e abuso dei mezzi disponibili e sul proprio potere personale, spesso in contrasto con gli altri membri della famiglia. Anche perché ci stiamo accorgendo che questa via porta lentamente e inesorabilmente verso la povertà e la morte interiore e svuota la vita di ogni significato. Per cambiare questa situazione, che avvertiamo come deleteria per noi e per gli altri, e per realizzare un profondo cambiamento nella società e favorire lo sviluppo di una Civiltà più umana, dobbiamo chiedere, a viva voce, che nel DNA della sua Costituzione venga posta in risalto la centralità dell’essere umano, con i valori della pace, della non violenza e della fratellanza. E che la guerra, di qualsiasi specie, debba essere bandita e considerata un crimine contro l’umanità, perché questa danneggia quasi esclusivamente le persone più deboli, fragili e indifese, che non hanno alcuna responsabilità di quello che sta accadendo a loro.
Dobbiamo avere chiaro l’impegno conseguente di agire a tutti i livelli per realizzare il massimo rispetto della dignità di ogni essere umano fin dall’inizio della sua esistenza, in qualunque condizione e situazione esso si trovi, senza eccezioni; oltre che valorizzare, sempre e comunque, le sue risorse e potenzialità perché possano diventare operative. Se vogliamo progredire, e andare oltre la situazione attuale per migliorare i rapporti all’interno della famiglia e nella società, è necessario fare un ulteriore passo in avanti sul piano delle relazioni interpersonali. Non è più sufficiente rapportarsi all’altro, in termini di parità e uguaglianza, perché l’altro va considerato per ciò che è, non tanto uguale, quanto prioritario e superiore a noi stessi. Questa è una condizione necessaria per realizzare sia interiormente e sia esteriormente, quello che possiamo definire “il vero e proprio bene”, poiché improntato a corrispondere alle nostre aspirazioni più elevate. Aspirazioni capaci di dare alla nostra esistenza un ulteriore valore e significato, proprio per il loro carattere trascendente, che va oltre il nostro interesse personale del momento.
Se osserviamo attentamente, notiamo che la vita, che è nostra maestra, ci aiuta continuamente a comprendere che noi esistiamo e che continuiamo ad esistere non tanto per nostro merito, ma solo in virtù di ciò che gli altri hanno fatto e fanno per noi. Infatti, nella classifica della vita e della natura, gli altri vengono prima di noi, perché la nostra condizione e la nostra realtà dipende dalla loro. La famiglia trova motivo della sua esistenza proprio nel principio fondante “del dono”, con la sua gratuità e riconoscenza, senza la quale essa è destinata a disgregarsi, perché il dono, che è amore, favorisce la relazione e l’unione. Aspetti questi che possiamo rilevare nella coppia: infatti, essa, si forma proprio nel momento in cui i due decidono di farsi “dono reciproco”, l’uno verso l’altro, oppure nella famiglia, quando i genitori mettono a disposizione la loro capacità generativa per trasmettere al figlio la vita, che riceve gratuitamente in dono. La scelta generativa da parte dei genitori è spesso vissuta come un atto di riconoscenza e gratitudine, per quanto ricevuto dai loro genitori e dai loro avi. In taluni casi il principio del dono ha trovato nella famiglia delle sublimi forme di espressione, pensiamo, ad esempio, a quelle madri gravide che, nonostante le drammatiche situazioni di salute, hanno scelto eroicamente di sacrificare sé stesse e talvolta la propria vita per il bene del proprio figlio. Scelte, queste non dettate dal puro masochismo o esibizionismo, né dal piacere di soffrire o far soffrire, e neanche dalla percezione di sé come vittima di un destino avverso, quanto dal fatto che, essendo a contatto con l’essenza del proprio essere, hanno scelto in piena consapevolezza di stare dalla parte della vita, consentendo al figlio che portavano in grembo di continuare a vivere. In questo modo hanno dato un senso profondo e autentico alla propria esistenza, spesa per un bene, come quello della vita, ritenuto, proprio perché universale, superiore e trascendente al proprio. Ciò aiuta a comprendere quanto sia pericolosa e nociva, per la famiglia attuale, la richiesta di libertà e autodeterminazione, senza limiti, avanzata da alcune frange del movimento femminista, perché, se queste vengono usate senza buon senso, rischiano di diventare una seria ipoteca per il futuro della famiglia. Va riferito che queste richieste estreme nascono dal tentativo illusorio di fuga interna dalla pressione delle proprie ombre e fantasmi; infatti, come si è visto in molte situazioni, è possibile sentirsi ed essere liberi nonostante le pesanti limitazioni e restrizioni sia fisiche e sia personali indotte dall’esterno: il dissidente russo Aleksej Anatol’evič Naval’nyj ne è stato un luminoso esempio. Il vero ostacolo all’esercizio alla libertà si ha quando si è impediti della possibilità di vivere in pienezza e di poter contribuire con impegno e disponibilità al proprio ben-essere e a quello dell’intera umanità.
La famiglia è la culla della libertà esistenziale, nel senso che consente a ognuno dei suoi membri, quale sia la condizione nella quale si trova di essere fino in fondo sé stesso, di dare il meglio di sé, in modo autentico con le proprie caratteristiche personali e di diventare protagonista della propria storia, oltre che ricevere l’aiuto necessario a realizzare il proprio progetto di vita, che rappresenta il motivo della nostra esistenza in questo mondo.
Va sottolineato che non si fa parte di una famiglia perché si è obbligati, e questo vale anche per chi non è dotato della ragione, come, ad esempio, il nascituro, il neonato, ma per propria libera scelta e volontà, che nel nostro caso può anche essere inconscia (le neuroscienze associano ai processi primari un Io interiore) di condividere con responsabilità una comune appartenenza. Perciò all’interno della nostra famiglia, quale sia il ruolo che copriamo e le capacità e competenze che abbiamo, in quanto garanti della sua esistenza e funzionalità, noi siamo, anche se semplicemente in termini vicarianti, contemporaneamente sia padre, madre e figlio. Questo perché la famiglia è prima di tutto un sistema circolare, con grandi possibilità d’investimento e di crescita, dove il cambiamento di uno diviene il cambiamento di tutti.
Ciò aiuta a capire perché al centro della famiglia c’è l’essere umano e non altro, con la sua essenza e con la sua corporeità, essendo connaturata con la propria realtà. Difatti, sul piano simbolico, possiamo individuare delle interessanti corrispondenze tra la famiglia e l’essere umano: la testa può essere fatta coincidere con la figura del padre, il cuore con quella della madre e gli arti con quella dei figli.
Ognuno di noi si trova al centro della sua famiglia, dove riceve una continua risposta ai suoi bisogni e necessità, e quando questo, per qualche motivo non dovesse accadere, perché sostituito con altro, allora essa viene meno alla sua funzione umana primaria, tale mancanza la fa diventare sempre più aleatoria, debole e superficiale, e, per dirla con Bauman, sempre più liquida.
Tutto ciò che è esteriore alla famiglia e ai suoi fini, come il denaro, il lavoro, i beni materiali, oppure le risorse e conquiste personali, ha senso solo se destinato a diventare parte di un bene condiviso, nell’attuazione di un comune progetto. In caso contrario i mezzi disponibili possono diventare motivo d’inciampo e di divisione o rendere solo più complessa e difficoltosa la vita personale e della stessa famiglia. Essa inoltre, sul piano relazionale, consente di coltivare e di fare propri i valori fondamentali dell’esistenza, come il rispetto della dignità dell’altro, l’impegno allo scambio reciproco, l’assunzione delle proprie responsabilità, oltre che favorire le occasioni d’intesa e di collaborazione: qualità queste necessarie per vivere in una società pluralista, multietnica e multiculturale, come la nostra. Essa è anche un’ottima palestra, per niente scontata, per cominciare a guardarci allo specchio, così da diventare consapevoli di come siamo fatti e di come funzioniamo, per imparare ad accettare, nel bene e nel male, la nostra realtà personale, oltre che per sviluppare le nostre capacità e doti naturali. Dalla famiglia possiamo anche ricevere, quella cura e quell’aiuto di cui abbiamo bisogno per affrontare i nostri limiti e le nostre difficoltà, oltre a quella particolare forma di sostegno necessaria per realizzare i nostri sogni e aspirazioni.
Per finire possiamo dire, per queste e per altre ragioni, che, nonostante le numerose difficoltà che sta attraversando, la famiglia non è destinata a dissolversi nel nulla o a scomparire per lasciarci soli di fronte alla vita, al contrario essa è destinata a rinnovarsi e a continuare ancora a lungo il suo cammino. Ciò che si spera è che la famiglia prima o dopo si decida di svelare a noi, comuni mortali, quei tesori che essa tiene ancora gelosamente celati nel suo seno, che ora possiamo solo timidamente intravvedere, anche perché indispensabili a favorire la crescita della nostra società e quella dell’intera umanità.
Per favorire una migliore comprensione del ruolo della famiglia sono qui riportati di seguito dieci punti ritenuti essenziali:
- La famiglia affonda le sue radici nella terra mentre le sue ali sono aperte al cielo, essa costituisce il canale privilegiato nel quale si coltivano e si trasmettono i principi e i valori che donano la vita.
- La famiglia prende forma dall’amore fecondo e generativo di coppia, tra un uomo e una donna, orientato all’integrazione reciproca e all’unità su tutti i piani di esistenza.
- La famiglia è una realtà soprattutto interiore, con una propria anima, la quale per poter vivere e crescere ha bisogno di essere continuamente curata e nutrita da tutti i suoi membri.
- La famiglia è dotata sia di risorse interne che esterne che vanno coltivate, essendo entrambe necessarie al suo buon funzionamento: non è possibile ricevere dall’esterno ciò che si può coltivare e trasmettere solamente al suo interno.
- Ogni famiglia è unica, originale e irripetibile e contiene in sé una propria progettualità che la rende capace di proiettarsi nel futuro e di concepire e portare a termine importanti realizzazioni.
- La famiglia è la prima cellula della società, essa si sviluppa sull’essere e non sull’avere, sulla disponibilità e non sull’indifferenza, sull’unione e non sulla divisione, sul bene comune e non sul bene individuale.
- La famiglia è una realtà strutturata e organizzata in modo naturale, in essa si definiscono ruoli, come quello del padre, della madre e del figlio, e funzioni, secondo specifiche propensioni e competenze, inoltre essa è animata dalla condivisione, reciprocità e solidarietà.
- All’interno della famiglia è opportuno che i rapporti siano improntati sul profondo e reciproco rispetto e sulla coerenza tra ciò che si pensa o si promette con ciò che si dice, si sente e si fa, perché in questo sta la sua energia, forza e vitalità.
- La famiglia è un luogo di comprensione, di cura e affetto, in particolare verso i figli, ma anche di creatività, di solidarietà, di sostegno e di guida, dove vengono realizzati e offerti servizi reciproci nella sussidiarietà.
- La famiglia è una realtà educante permanente che consente di scoprire e conoscere i principi e le leggi che regolano l’esistenza, dove ognuno si fa carico dell’altro, nell’ambito delle sue possibilità, aiutandolo nella realizzazione del proprio progetto di vita.