Polonia: la deriva abortista del governo Tusk

di Wlodzimierz Redzioch

Polonia, la deriva abortista del governo Tusk vuole arrivare alla legalizzazione dell’aborto su richiesta.

Per soddisfare il suo elettorato più ideologizzato Tusk vuole liberalizzare l’aborto in Polonia. Non avendo al Parlamento una maggioranza per cambiare la legge attuale sull’aborto, il governo ha emanato delle linee guida per il servizio sanitario, secondo le quali si può abortire per motivi di salute della donna in qualsiasi momento durante la gravidanza: basta un certificato rilasciato da uno psichiatra che attesti un rischio per la salute mentale della gravida. In pratica questo significherebbe la legalizzazione dell’aborto su richiesta.

Ad ottobre del 2020 la Corte costituzionale polacca, con una sentenza storica, ha stabilito che l’interruzione volontaria della gravidanza per gravi malformazioni fetali viola la Costituzione. Secondo i giudici la norma che permetteva l’aborto per i motivi eugenetici era contraria a tre articoli della legge fondamentale: sulla protezione della vita umana (art. 38), sul rispetto e la tutela della dignità umana (art. 30) e sulla discriminazione (art. 32): non può esserci tutela della dignità di un individuo senza la protezione della vita. Prima l’aborto dei bambini non nati malformati era previsto da una legge del 1993 che ammetteva l’aborto anche in caso di stupro e di pericolo per la vita della madre.

Il ripristino del “diritto” all’aborto è diventato uno dei cavalli di battaglia dell’allora opposizione guidata da Donald Tusk. Tusk ha scatenato le manifestazioni di piazza delle femministe e dei sostenitori dell’aborto. Nel mese di luglio 2023, a pochi mesi dalle elezioni, sfruttando un semplice dramma di una donna polacca che ha abortito prendendo le pillole abortive, ha annunciato l’organizzazione di una marcia che è stata chiamata “La marcia di un milione di cuori”.  Tusk voleva mobilitare il suo elettorato più ideologizzato, prima di tutto le femministe e gli ambienti di sinistra da sempre contrarie alla legge che proteggeva la vita vigente allora in Polonia. 

Malgrado la vittoria nelle elezioni in ottobre del 2023 (con 35,38% dei voti) il partito conservatore PiS non è riuscito a formare un nuovo governo e a continuare a governare. Lo ha fatto Donald Tusk formando un governo “europeista”, composto da tre coalizioni di 14 partiti, comprese anche le forze ex comuniste, femministe e verdi decisamente pro aborto. Ma non avendo al Sejm (la camera bassa del Parlamento polacco) una maggioranza per modificare la legge attuale sull’aborto, il governo sta cercando di costringere medici e ospedali a uccidere i bambini non ancora nati utilizzando metodi extralegali. Il Ministro della Sanità Izabela Leszczyna ha emanato delle linee guida per il servizio sanitario, secondo le quali, per poter eseguire un aborto per motivi di salute, basta un certificato rilasciato da un medico specialista, che confermi l’esistenza di un rischio per la salute della donna in qualsiasi momento durante la gravidanza, anche al 9° mese. Un ginecologo non potrà contestare questo certificato, chiedere il parere di un altro medico o convocare un consulto. Annunciando le linee guida, il ministro della Salute ha ammesso apertamente che il suo obiettivo era quello di garantire che un certificato rilasciato da uno psichiatra che attestasse un rischio per la salute mentale fosse sufficiente per eseguire un aborto. Ovviamente, il «rischio per la salute mentale» è molto difficile da valutare e ciò lascia un ampio margine di abuso. Per di più è noto che alcuni psichiatri sono fautori dell’aborto, vedendo ogni gravidanza indesiderata come un peso per la psiche e l’aborto come un aiuto per la donna. Tali psichiatri saranno pronti a rilasciare un certificato appropriato praticamente in ogni situazione. Obbligare i ginecologi ad eseguire aborti sulla base di un unico certificato di un altro specialista, senza possibilità di contestarlo, significherebbe in pratica la legalizzazione dell’aborto su richiesta. E’ il sistema sarebbe simile a quello vigente in Inghilterra e Galles, dove oltre 200.000 bambini vengono uccisi ogni anno di cui la maggioranza a causa di un rischio per la salute mentale della donna.

Le linee guida per il servizio sanitario non solo sono immorali, ma prima di tutto illegali. Tuttavia, l’attuale governo non se ne preoccupa, cercando di costringere all’obbedienza gli operatori sanitari con la minaccia di procedimenti giudiziari, punizioni e multe nei confronti di medici e ospedali. I medici non hanno il diritto di rifiutare un aborto, e chi rifiuta rischia conseguenze legali, multe salatissime o semplicemente la risoluzione del contratto con il Fondo Sanitario Nazionale! In questo modo si nega il diritto fondamentale all’obiezioni di coscienza.

Jacek Kotula, uno degli attivisti pro life polacchi critica la deriva ideologica dell’attuale governo dominato dalla sinistra come «una totale negazione dell’umanità». «Invece di curare le persone, salvare le loro vite, la sinistra ha portato a una situazione in cui ospedali e medici vengono puniti per il solo fatto di essersi rifiutati di uccidere un bambino. Invece di essere guidati da etica, coscienza, moralità, la sinistra vuole fare di noi una società che accetta il male, o addirittura lo desidera».

Della situazione è molto preoccupato il famoso ginecologo-ostetrico prof. Bogdan Chazan. «Si scopre – dice il professore – che oggi il Fondo sanitario nazionale non è interessato se cure mediche nell’ospedale sono a buon livello, se ci sono respiratori per neonati, o se le donne che partoriscono sono seguite adeguatamente. Il Fondo sanitario nazionale, come il Ministero della Salute, è focalizzato stranamente sulla ricerca dei casi della mancata esecuzione dell’aborto e della punizione del ‘colpevole’. È terrificante».

Purtroppo, sempre più medici e ospedali vengono colpiti dalle sanzioni e multe per il rifiuto di praticare aborti. La prima struttura ad essere punita è stato il Centro Medico di Pabianice e ultimamente l’ospedale di Lubartów e l’ospedale universitario di Wroclaw con sanzione di circa 70 mila euro.

Per di più in Polonia si attivano le organizzazioni abortiste. Per esempio, Dream Team dell’Aborto (Aborcyjny Dream Team), organizzazione condannata per favoreggiamento dell’aborto, vuole aprire una clinica dove l’aborto sarà possibile su richiesta. Inoltre, lo vogliono fare in collaborazione con la città di Varsavia, con i soldi dei contribuenti. Sul sito dell’organizzazione si legge: «Facciamo parte della più grande rete di organizzazioni abortive in Europa e oltre 40.000 persone ricorrono al nostro aiuto ogni anno. Li supportiamo negli aborti in Polonia e nei viaggi in cliniche straniere. Crediamo che il modo migliore per lottare a favore dell’aborto sia praticarlo». ADT si vanta che ogni giorno aiuta 94 persone ad «interrompere la gravidanza» (quasi 4 aborti all’ora). Adesso il governo Tusk, con le linee guida, ha dato un senso di impunità a tutti coloro che praticano l’aborto.

Anche se le linee guida del ministero della Salute non siano formalmente atti normativi, toccano pesantemente la sfera dei diritti e delle libertà. Pertanto, potranno essere soggetti alla valutazione del rispetto della Costituzione e delle leggi da parte del Tribunale Costituzionale. Per questo motivo tanti ambienti pro-life in Polonia si stanno mobilitando per invitare i parlamentari e lo stesso Presidente a presentare ricorso contro le linee guida sull’aborto al Tribunale Costituzionale.

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