Le culle per la vita
di Ferdinando Sallustio
È uscito il volume Le culle per la vita di Rosa Rao Cassarà, vicepresidente dell’MpV di Palermo. «Un libro piacevolissimo – spiega un comunicato del MpV Italiano) – utile ed interessante, ben curato, che testimonia e ripercorre il prezioso servizio reso da questo importante strumento, attraverso storie, volti, documenti inediti, fotografie».
Per averne una copia si può scrivere a ordini@mpv.org.
Abbiamo intervistato l’autrice
Davanti al momento supremo e formidabile della nascita, capita ancora che la mamma sia sola e senza speranza di potersi occupare del figlio o della figlia. Sono così ancora attuali, come le antiche ruote, le Culle per la Vita. Quante ne esistono in Italia? E quanti bimbi hanno salvato negli anni?
Le culle inaugurate in Italia finora sono 66 a partire dalla prima “inventata” da Giuseppe Garrone a Casale Monferrato. Nel libro è riportata l’intera vicenda, giudiziaria ma anche umana, iniziata nel 1992 e conclusasi nel 1995 con l’archiviazione da parte del Tribunale locale dell’esposto presentato da un deputato nazionale contro l’apertura del servizio chiamato inizialmente e provocatoriamente “Cassonetto per la Vita”.
Nella sentenza si definì tale servizio quale extrema ratio al fine di evitare i reati di abbandono che spesso riporta la cronaca. Le prime culle funzionanti furono inaugurate ad Aosta e a Treviso seguendo il modello di quella di Casale Monferrato. Successivamente, la culla di Palermo, inaugurata nel 1998, rappresentò un avanzamento rispetto alle prime perché fu collocata in una strada alquanto frequentata e con una maggiore visibilità dall’esterno. Nelle altre, a seguire, furono apportati ulteriori accorgimenti nella struttura e si riuscì ad ottenere una condivisone di responsabilità con le istituzioni locali. L’assenza di un coordinamento nazionale ha però fatto sì che alcune culle fossero realizzate da vari enti nello stesso territorio cittadino lasciando prive alcune Regioni. Molte di quelle costruite all’inizio furono ritenute desuete e alcune chiuse. Nel periodo della pandemia alcune furono chiuse per prudenza e altre, dapprima sospese, negli ultimi anni risultano chiuse. È difficile seguire la sorte di ciascuna culla perché la responsabilità continua a pesare sui soli promotori e/o sui singoli vertici delle strutture pubbliche. Se invece le culle fossero incluse, come auspichiamo, fra le opportunità offerte dalla sanità pubblica nel territorio nazionale, il servizio sarebbe maggiormente tutelato e promosso. Nel libro sono documentati gli “abbandoni” di 14 neonati negli ultimi decenni attraverso le notizie diffuse dalla stampa e sul web. Di solito, dopo lo scoop mediatico che segue il ritrovamento di un neonato “abbandonato” dentro o fuori da una culla, di questo servizio non si parla più. Eppure, la diffusione delle culle completerebbe la normativa sul parto in anonimato (DPR n. 396/2000) della quale condivide e agevola lo scopo ultimo, quello di salvare vite fragili, lo “scarto” dell’umanità.
Come si può impiantare una culla? Come far conoscere l’esistenza di un tale servizio alle gestanti in difficoltà? Qualcuno eccepirebbe che le gestanti andrebbero informate della possibilità di partorire in ospedale, in tutta sicurezza, e poi dare il bambino in adozione, ma esistono ancora situazioni di assoluta solitudine e soggezione delle gestanti…
Dopo la tribolata esperienza di Palermo per la Culla di Via Noce, nel 2007 proposi la divulgazione di un Vademecum a mia firma sul sito del Movimento per la Vita italiano, www.mpv.org, per facilitare e orientare i volontari nella costruzione di una Culla. In effetti, tale decisione sortì l’effetto sperato. Nel giro di due anni circa, infatti, furono realizzate più di 20 culle in Italia senza alcuna difficoltà. Riguardo alla divulgazione del servizio nei vari territori, abbiamo assistito ad alcune resistenze di natura ideologica legate ad una diffidenza nei confronti dei promotori, soprattutto se la proposta veniva dai volontari pro life. Nonostante ciò, le culle hanno riscosso un plauso popolare e la condivisione di molti rappresentanti delle istituzioni pubbliche. I volontari che si sono dedicati alla costruzione di culle locali sono diventati gli “esperti” nel settore e, a loro volta, hanno assunto la funzione di guida e consulenza nel territorio perfezionando il servizio nella struttura e nella funzionalità. Nelle locandine divulgative delle culle promosse dal MpV viene divulgata la legge sul parto in anonimato e il n. verde SOS Vita 8008.13000. Nel libro sono riportati i testi integrali dei documenti ufficiali: delibere comunali, protocolli d’intesa, l’accordo con l’Università di Palermo ecc., per dare completezza d’informazione a coloro che vogliono utilizzare/creare il servizio. Già da decenni sono depositate nel Parlamento nazionale molte proposte di legge al fine di istituzionalizzarle ma finora la nostra classe politica continua ad essere distratta da altre urgenze.
Leonardo da Vinci fu salvato da una ruota, Brunelleschi ne progettò una. A parte questi nomi altisonanti, ogni persona è preziosa agli occhi di Dio e del mondo, e lei ha scritto «Mettere al mondo un figlio non è mai un errore». Da responsabile delle Culle qual è stato il momento più toccante che ha vissuto?
La frase emblematica «Nessun bambino è un errore» è stata pronunciata da Papa Francesco e riportata in bella vista nel manifesto accanto alla culla di Bari nella quale il 19 luglio 2020 fu deposto e salvato il piccolo Luigi. Ma già altri personaggi autorevoli avevano sottolineato il valore unico e incommensurabile della vita umana. Oriana Fallaci, ad esempio, così si espresse nella sua opera Lettera a un bambino mai nato: «Ma come fanno a dire che l’essere umano è un incidente della natura?».
In merito alla memoria delle ruote “degli esposti” e, nel caso specifico, di Leonardo da Vinci e di Brunelleschi, dagli studi dello storico Pietro Galletto, parzialmente riportati nel libro sulle culle per la vita, risulta che il “genio” Leonardo, figlio illegittimo, riscattò la sua origine ignota tramite l’adozione da parte di Ser Piero di Firenze che gli permise una vita agevole. Di Brunelleschi, il massimo architetto del Rinascimento, la storia ci ricorda che fu sua la costruzione dello Spedale degli Innocenti a Firenze. «Fu il 4 febbraio 1445 che nella pila dell’acqua santa nella Chiesa annessa allo Spedale chiamata ‘Parrocchia degli Innocenti’, ignote mani lasciarono una bimba appena nata alla quale fu dato il nome di Agata Smeralda… Dopo quel primo “abbandono”, sul muro esterno dello Spedale fu aperta la Ruota degli Innocenti, nella quale furono lasciati oltre 500.000 bambini. Nell’archivio dell’Istituto, accanto ai libri contabili che recano la firma del Brunelleschi, si trovano molte memorie commoventi delle madri di quei bambini» (Carlo Casini).
Il coinvolgimento emotivo che ha accompagnato il mio impegno ventennale sul fronte delle culle non è stato legato al servizio fine a se stesso, quasi fosse un monumento alla memoria, e di sicuro non è stata una mia scelta “programmata” nel 1998. Pian piano, però, la culla, quale estrema opportunità di salvezza di un neonato destinato alla morte fra i rifiuti della spazzatura, ha assunto lo stesso valore di un figlio. La sola evenienza di non poter aiutare una donna disperata a salvare il suo bambino nella culla perché chiusa per motivi indipendenti dalla nostra volontà, mi ha fatto trascorrere notti insonni. Il mezzo, la
culla, e il fine, la salvezza di un bambino, sono diventati una cosa sola.