Il tempo dell’obiezione di coscienza
di Nicola Natale
Obiezione di coscienza: le radici dell’impegno
40 anni fa, quando il Movimento per la Vita fu costituito, mi occupavo degli aspetti sociali e sanitari (Società e Salute) del Movimento Popolare (presieduto da Roberto Formigoni). Vi fu un avvicinamento tra le due realtà ed io, professionalmente interessato al problema dell’aborto anche in quanto ginecologo, fui cooptato come rappresentante del Movimento Popolare nel direttivo del Movimento per la Vita (MpV) presieduto dal suo primo presidente Francesco Migliori. Ebbi così occasione di conoscere e apprezzare Carlo Casini, membro autorevole del direttivo, per la sua vivace e solida convinzione nella difesa della vita fin dal suo concepimento.
«Le leggi sono una guida per il comportamento umano. Esse dovrebbero essere ispirate dalla giustizia, cosicché i cittadini dovrebbero rispettarle…per ragioni etiche, cioè per una ispirazione della coscienza». Queste parole che Carlo ha posto all’inizio di un suo articolo pubblicato su Quaderni per il Convegno di Scienza & Vita “L’obiezione di coscienza tra libertà e responsabilità” continuando aggiunge «Ma possono esservi nella legge ingiustizie così grandi da non poter essere sopportate dalla coscienza individuale. Quando vengono distrutte le radici stesse della giustizia il singolo non solo può, ma deve anche non osservarle». Queste affermazioni hanno rappresentato in sintesi la sua posizione verso tutto ciò che nella storia di Italia e dell’Europa è stato proposto contro la Vita dal concepimento al suo termine ultimo. Le radici dell’impegno di molti di noi attingono anche alla continua testimonianza di Carlo e al suo impegno di volontariato per la vita. Totale fu da parte mia la condivisione delle motivazioni che ci spingevano a difendere l’uomo non ancora nato e le azioni che venivano intraprese in difesa del più indifeso e debole tra gli esseri umani. Così in sintonia con il direttivo del MpV abbiamo affrontato il tema della obiezione di coscienza.
L. 194/78 e obiezione di coscienza
Nella legge 194, che obbliga il medico ad effettuare l’interruzione di gravidanza, l’articolo 9 riconosce il diritto dell’operatore stesso di astenersi dal praticarla per motivi di coscienza. Oltre che dall’art. 9 della legge 194 l’obiezione è regolata dalle norme del Codice Deontologico degli Ordini dei Medici che dai tempi di Ippocrate (IV secolo a.C.) alla sua nuova forma del 2014 invita i medici a «esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione» e anche a «perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona con costante impegno scientifico, culturale e sociale». Il medico, comunque, ed in ogni situazione, è richiamato da sempre ad agire in base alla propria scienza e coscienza. Le direttive in altro senso appartengono ad altre “culture e ideologie” politiche. infatti, come è stato sancito dalla Corte Costituzionale, «la sfera intima della coscienza individuale deve esser considerata come il riflesso giuridico più profondo dell’idea universale della dignità della persona umana» (Corte Costituzionale Sentenza n. 467 del 1991). Non è quindi lecito calpestare la libertà di coscienza senza violare la dignità della persona umana.
Braccio operativo di questo convincimento fu l’istituzione nel 1980 della Associazione tra gli Obiettori di coscienza sanitari (AOCS) con gli scopi di
- Difendere la vita dal concepimento all’esito naturale
- Diffondere una cultura per la vita
- Sollecitare il mondo sanitario a promuovere e sostenere una condotta professionale rispettosa della vita e della persona
- Difendere la libera scelta di tutto il personale in materia di coscienza
In sintesi essa è «sorta con l’intento di mantenere viva la consapevolezza che la professionalità degli operatori sanitari è al servizio dell’uomo, contro gli insulti che le venissero portati: prima di tutto, per ragioni storiche, nei confronti della legge che autorizza l’aborto volontario» consapevoli che (allora come oggi) «possiamo sperare di vincere solo se riusciremo a sconfiggere la filosofia utilitaristica e miope che pervade la società di oggi e se riusciremo a rafforzare il rispetto verso ogni persona» (N. Natale, bollettino AOCS 9, febbraio 1984).
Tra le attività della AOCS mi fa piacere ricordare i tre Congressi nazionali svoltisi nel novembre 1983 a Torino coordinato dai coniugi Vitale, nel novembre 1984 alla Università del Sacro Cuore di Milano coordinato da me e nel 1985 a Latina coordinato dal dott. Gianni Astrei, fino al convegno internazionale dal titolo “Medicina e Diritti Umani” tenutosi nel dicembre 1989 a Roma promosso dalla Federazione Mondiale dei Medici per il Rispetto della Vita Umana in collaborazione con Accademia Ippocratica, Associazione Obiettori di coscienza sanitari, Associazione Società e Salute, Movimento per la Vita Italiano. Durante questo convegno abbiamo avuto il grandissimo onore di una udienza privata con S.S. San Giovanni Paolo II. A questi congressi ha sempre dato un contributo di altissimo livello Carlo che esprimeva le sue radicate convinzioni con “garbata” (Europeo, 4 maggio 1985) espressione e lucidità di visione.
Obiezione di coscienza sotto attacco
Ancora oggi l’obiezione di coscienza viene attaccata con astio dal campo “progressista” che colpevolizza il medico obiettore accusandolo di impedire il ricorso della donna all’IVG incurante di tutte le statistiche che ogni anno puntualmente riportano una apparente riduzione dell’aborto (senza collegarlo con l’enorme incremento della vendita della “pillole del giorno o dei 5 giorni dopo” e addirittura la possibilità di acquistare i prodotti abortivi, Mifepristone e prostaglandine, via internet) e il fatto che ogni medico non obiettore ha il carico di 1,5 aborti alla settimana (poco più di mezz’ora della sua attività clinica).
A inizio 2023 la stessa Food and Drug Administration (FdA organismo che controlla l’uso dei farmaci in USA e che rappresenta un riferimento costante ed autorevole per tutto l’orbe terraqueo) ha aggiornato il conteggio delle donne morte a seguito dell’assunzione di mifepristone: «Al 30 giugno 2022, ci sono state 28 segnalazioni di morti di pazienti associate al mifepristone», risultavano inoltre, 4.213 eventi avversi gravi, incluse 1.048 ospedalizzazioni (morti escluse), 604 emorragie richiedenti trasfusioni di sangue, 414 infezioni. E si tratta di dati ampiamente sottostimati, come dimostra la letteratura scientifica. Inoltre, dal 2016, la FdA richiede ai produttori delle pillole abortive di notificare solo le morti materne, informazione che i produttori a loro volta acquisiscono dalle cliniche per aborti. Perciò, non c’è modo di conoscere la reale entità degli effetti avversi.
“Non si tocca la 194” è un accorato grido che si alza continuamente da parte degli abortisti ma per quanto riguarda l’obiezione di coscienza sembra che questo grido non abbia spazio! Non sono sporadici i bandi di concorso che tentato di inserire il divieto di partecipazione da parte di medici obiettori anche se ciò significa violare i valori costituzionali (su cui si basa il diritto all’obiezione di coscienza) e introdurre una grave discriminazione.
Il buon senso (e non l’ideologia) ci ricorda che il diritto alla vita precede tutti gli altri diritti per la semplice ragione che non siamo i “padroni” della vita ma semmai dei semplici “affidatari”. Per questo motivo la obiezione di coscienza testimonia il rispetto e la difesa dell’ordine naturale che la nostra ragione è spontaneamente portata a riconoscere.