Bioetica e professioni di cura

di Ferdinando Sallustio

“Bioetica e professioni di cura: per una relazione al servizio della persona e del bene comune” è il titolo del volume scritto dal formatore ed assistente sociale Giovanni Marco Campeotto (casa editrice EthosJob, 208 pagine, 20 euro). 

Il libro è un utile e significativo excursus sulla bioetica, partendo dalle famose definizioni del termine date da Potter (1970): «Ho scelto la radice bio per rappresentare la conoscenza biologica, la scienza dei sistemi viventi; e ethics per rappresentare la conoscenza del sistema dei valori umani» (V.R.Potter, Bioetica: un ponte verso il futuro) e poi da Reich (1978): “Lo studio sistematico della condotta umana, nell’area delle scienze della vita e della salute esaminata alla luce dei valori e dei principi».

La bioetica si occupa di un vasto campo di tematiche: la vita nascente e al suo termine, i trapianti, la clonazione, i comitati etici, la ricerca e la sperimentazione farmacologica, l‘allocazione delle risorse, fino all‘intervento sull‘ecosistema. 

La disciplina si avvale dell‘indispensabile contributo delle scienze dell‘area sanitaria, delle discipline giuridiche, filosofiche, antropologiche e sociali. 

Dagli anni Ottanta del secolo scorso la bioetica si è affermata e ha assunto via via le diverse connotazioni: principialismo (doveva rispondere a non nuocere, anzi a far del bene, secondo giustizia e rispettando l’autonomia) contrattualismo (un’alleanza terapeutica tra chi cura e chi è curato) utilitarismo e personalismo (tra l’individualismo esasperato e il collettivismo deve prevalere la persona, come insegna Mounier).   

Mai come oggi (ed ancor più in futuro) ci troviamo di fronte a fatti e scelte concrete che mettono in gioco l‘esistenza stessa delle persone e il futuro della società.

Temi molto sensibili, quali il consenso informato, la procreazione medicalmente assistita, la gravidanza su commissione, l‘interruzione volontaria di gravidanza, l‘amministrazione di sostegno, le disposizioni anticipate di trattamento e il ruolo del fiduciario, il dibattito in corso sull‘eutanasia, l‘obiezione di coscienza, le istanze della gender theory vedranno sempre più possibile il coinvolgimento dei professionisti dell‘aiuto. 

“In un‘epoca che affida sempre più il destino dell‘uomo alle scelte che egli compie sui temi della vita e della salute, non ci possiamo permettere di lasciare la bioetica nelle sole mani della politica, delle mode o della logica del mercato” scrive l’introduzione del volume. Che poi, come mostrano le cronache di questi giorni, la politica procede per strattoni, veti incrociati e soluzioni localizzate e frammentarie. 

Ma, come dice Campeotto: «La bioetica si occupa delle scienze della vita e della salute alla luce di principi e di valori, e qui entrano in campo tutte le altre discipline, di cui si occupa anche il servizio sociale, come le persone trattano se stesse, le relazioni, gli ambienti, anche problematici. La salute è benessere fisico, relazionale e comunitario. Implica oltre all’assistente sociale anche l’amministratore di sostegno, il fiduciario etc. Sono temi sociali oltre che sanitari. Perfino i robot potranno, e in alcune strutture già possono, offrire assistenza; ma l’intervento umano è fondamentale ed insostituibile». 


«Non esiste – continua Campeotto- una “neutralità” dell’operatore sociale, c’è sempre una posizione, magari non dichiarata. Anche l’ambiente è bioetica. Gli agenti di cambiamento non possono essere neutri, né limitarsi a mantenere il sistema oleato, senza attriti né frizioni, perché tutto continui ad andare nello stesso modo. È un compito istituzionale mettersi dalla parte di chi è più debole, cioè di coloro che non sanno far sentire la propria voce, non sanno spiegarsi, coloro che non osano chiedere. Verso di loro abbiamo dei doveri».

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