Culle per la Vita: uno strumento salvavita

Elena Pujatti, responsabile delle Culle per la Vita del Movimento per la Vita Italiano  commenta la vicenda della neonata trovata in una scatola al San Gerardo di Monza: «Un bimbo nella culla è dato alla società che deve prendersene cura».

È di qualche giorno fa la notizia di una neonata trovata dentro una scatola da scarpe posta sopra il cofano di un’auto parcheggiata davanti all’ospedale San Gerardo di Monza. La bimba, trovata alle 5 del mattino da un’ostetrica che stava iniziando il turno, sta bene.

La storia, per fortuna a lieto fine, mette in evidenza la necessità di dare una risposta a madri disperate.

Le Culle per la Vita, spiega Elena Pujatti, nuova responsabile di questo servizio del Movimento per la Vita Italiano, sono una possibile risposta: «La Culla per la Vita è veramente uno strumento salvavita per un bambino che non può essere accudito dalla propria mamma. Un bimbo adagiato in queste culle (ce ne sono circa 50 in Italia) non è abbandonato! È un grido d’aiuto di una mamma sola, che non è in grado di farlo crescere ma che lo affida a chi può prendersene cura. Le culle, attive h24, sono posizionate in luoghi accessibili (ospedali, istituti …), ma riparati in modo che la mamma possa lasciare il bimbo in modo anonimo.  Riportano il numero verde di Sosvita 800813000, attivo h24, dove operatori formati possono rispondere alle richieste di aiuto per gravidanze inaspettate e collegato con i Centri Aiuto alla Vita (più di 300 sul territorio italiano), che possono aiutare concretamente le mamme.  Queste mamme sole non sempre sanno che possono partorire in ospedale in anonimato e poter dare in adozione il proprio bambino a famiglie che lo ameranno e lo faranno crescere. Le culle, dunque, sono importanti e ricordano a tutti che la Vita va rispettata sempre! Sarebbe bello che ce ne fosse una per ogni città! La prima è stata creata nel 1992 a Casale Monferrato, grazie a Giuseppe Garrone, perché purtroppo alcuni bambini erano stati abbandonati nei cassonetti dell’immondizia! Così ha ricreato quella che in passato era la “ruota degli esposti”: nei conventi le mamme in difficoltà lasciavano i bambini così potevano essere accuditi. Un bimbo nella culla è dato alla società che deve prendersene cura, perché “per crescere un uomo ci vuole un villaggio”. Noi siamo quel villaggio, vogliamo essere attenti alle richieste di aiuto!»

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