MANIFESTO DI SAN FELICE SUL LAGO DI GARDA

Approvato il Manifesto di San Felice un «appello alla società e alle Istituzioni civili, affinché sia riconosciuto il diritto a nascere, quale pilastro della nostra società».

di Redazione

I partecipanti al quinto Corso di alta formazione per operatori dei Centri di aiuto alla Vita, conclusosi sabato 27 agosto a S. Felice del Benaco (BS), hanno approvato all’unanimità il Manifesto di San Felice sul Lago di Garda.

Si tratta di un appello alla società e alle Istituzioni civili per il riconosciuto del diritto a nascere, quale pilastro della nostra società.

«il diritto a nascere è il vero pilastro della vita sociale»

Ecco il testo integrale.

“Guardare la vita in profondità” è il titolo del quinto Corso di Alta Formazione che si è svolto a San Felice del Benaco per gli operatori dei Centri di Aiuto alla Vita. Professionisti ormai, si potrebbe dire dopo quasi 50 anni dall’inizio di attività di questi Centri in Italia, di un volontariato di soccorso alla maternità nelle situazioni difficili. Un volontariato ben conosciuto dalla pubblica opinione, ma talvolta non compreso nell’interezza delle sue motivazioni profonde.

Nel corso di una settimana densa di studio sono stati affrontati i temi salienti, nuovi e problematici, che nel tempo presente sono affiorati. Da uno sguardo sull’orizzonte della vita dentro l’immenso universo, come miracolo affascinante pur nel substrato fisico della biosfera, al mistero dell’autocoscienza pensante della sfera umana, alla singolarità d’ogni persona, alla dignità di ogni “human being” contemplato da tutte le riflessioni di diritto e di etica. Ma stavolta, spingendo lo sguardo “in profondità” il più possibile, e fissandolo a lungo sui punti verso i quali si è quasi appannato, nei tempi recenti, o forse offuscato. La vita nascente, in primo luogo: quando e perché diviene vita respinta. La vita già accesa, un altro essere della sfera umana giunto fra noi, uno di noi, e da noi non accolto ma rifiutato. Perché la sua vicenda, il suo approdo alla storia dell’essere, la sua consistenza, il suo destino possa venir considerato come un variabile dettaglio d’altra storia, che lo accetta o lo rinnega.

In questo senso, il tema dell’aborto chimico e del suo crescente utilizzo, non è il dilemma macabro se sia meglio la morte di spada o di veleno, ma la pesante cortina che vela lo sguardo su ciò che accade, su colui che muore, scacciato da ogni vista; come un accecamento pronto a riprodursi in altro azzardo, ancor prima che la vita eventualmente si riveli, nell’uso massificato di pillole “dei giorni dopo” con noncuranza degli effetti potenziali anti-annidatori. Ma la necessità di sapere, di capire ciò che avviene, e ciò che percorre nell’intimo la mente umana e il cuore di fronte a vicende che instradano verso scelte di accoglienza alla vita o di ripulsa, o a volte di tragica rinuncia per abbandono sociale, e allaccia i colloqui e le confidenze che avvengono nei Centri di Aiuto alla Vita, richiede una capacità di comunicazione che va oltre il linguaggio verbale, e sa decodificare in profondità ciò che emerge dall’intero affaccio espressivo – parole, tratti, gesti, mimiche, posture  ̶  di chi chiede ascolto al cuore di chi sa divenire ascolto empatico, fidato, adeguato. A questo settore per così dire addestrativo della comunicazione si sono dedicate lezioni pluridisciplinari: sui linguaggi e la comprensione profonda, sulle dinamiche psicologiche dell’adozione e della genitorialità adottiva, sulle moderne forme comunicative dei “social” e la mescolanza di reale e virtuale, tema sul quale i giovani relatori sono stati maestri degli anziani. E infine, per converso, anche sul silenzio e il segreto come ultima risorsa di salvamento della vita nei casi di parto in anonimato.

Così attraverso le quotidiane lezioni, e forse più ancora attraverso le narrazioni di esperienza reale che i partecipanti si sono spontaneamente scambiati, si è venuta delineando una sintesi, un profilo programmatico, uno stile che in primo luogo riafferma la fedeltà all’impegno originario, come ad una vocazione rinfrescata. Che ne approfondisce lo sguardo, sbrogliando i nodi delle incomprensioni, offrendosi come servizio, come ascolto, come accoglienza, come soccorso.

Questa esperienza, questo impegno, questa rinnovata fedeltà alla nostra più profonda vocazione, desideriamo comunicare a tutti, con la speranza che questo impegno sia maggiormente compreso e condiviso, non solo nell’opinione pubblica non deformata da false visioni d’intralcio, ma in ambito istituzionale e in campo sociale dalla reale visione d’aiuto offerto con appassionata solidarietà.

Per questo, al termine di questa settimana, rivolgiamo il nostro appello alla società e alle Istituzioni civili, affinché sia riconosciuto il diritto a nascere, quale pilastro della nostra società, prima pietra di un nuovo umanesimo, fondamento della pace, della giustizia e della libertà. Invitiamo tutti ad accogliere, apprezzare, diffondere e valorizzare l’esperienza di un volontariato che, davanti al dramma dell’aborto, non affina le spade ma allarga le braccia ed apre i cuori al soccorso. Confidiamo nel sostegno speciale delle donne, che possono testimoniare come l’accoglienza e l’attenzione ad ogni vita fragile e ferita sia caratteristica propria del genio femminile. Tra di loro, possono testimoniarlo le 830.000 madri aiutate dal 1975 dai Centri di Aiuto alla Vita. La loro voce ed il sorriso dei loro figli rappresentano la più profonda speranza per tutta la società.

teen beauty samantha rone ties up cassidy klein in hot ropes.taiwan girls