Utero in affitto: reato universale

Utero in affitto reato universale: è iniziata ieri in aula la discussione generale della proposta di legge Varchi ed altri

Il 19 giugno scorso è finalmente arrivata in aula per la discussione generale la proposta di legge Varchi ed altri che definisce l’utero in affitto (maternità surrogata) reato universale e che prevede la perseguibilità del cittadino italiano che all’estero ricorre a questa pratica.

«L’auspicio è che la proposta diventi legge a tutti gli effetti e dunque parte dell’ordinamento giuridico italiano» dichiara Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita Italiano e della Federazione One of Us.

Martedì 20 giugno la camera continua l’0esame del PDL attraverso interpellanze e interrogazioni.

Attraverso l’utero in affitto, la maternità è diventata merce. Oggi La “gestazione per altri” è un’industria in espansione. Nel 2022 il mercato mondiale ha sfiorato i 14 miliardi di dollari, spiega l’economista Tony Persico, citando il GMI-Global Market Insights. I costi dell’utero in affitto variano poi a seconda dei paesi: in USA Stati tra 70.000 e 200.000 dollari (circa un quarto va alla mamma portatrice), in Ucraina, prima dell’invasione russa, il costo non superava i 37.000 dollari. Senza parlare delle fabbriche di bambini in Nigeria dove vengono sfruttate le donne, segnala sempre Persico.

La maternità surrogata è lo sdoganamento della schiavitù

La proposta di legge Varchi, chiede la modifica all’articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, perché nonostante la legge 40 del 2004 sanzioni giustamente la pratica dell’utero in affitto, il reato di maternità surrogata viene compiuto all’estero, nei paesi dove è permesso, e a cose fatte il “committente” chiede di essere riconosciuto genitore del bambino così ottenuto.

«La madre e il bambino hanno uno scambio di interdipendenza emotiva e biologica per nove mesi, spezzarlo in nome del desiderio di qualcuno e del guadagno di altri è una barbarie, da medico neuro-psichiatra ricordo inoltre che l’utero in affitto mette a repentaglio la vita e la stabilità psicofisica delle gestanti e della venditrici di ovuli – che sono sempre due persone diverse proprio per limitare eventuali rivendicazioni di maternità – poiché queste vengono bombate di ormoni e di medicinali e costrette a firmare contratti capestro che esortano perfino a non creare legami emotivi con il nascituro, ma soprattutto lede la dignità del bambino che viene acquistato come merce» ha dichiarato il prof. Massimo Gandolfini, neurochirurgo  e presidente del Family Day.

Questa proposta di legge è in linea con quanto richiesto nella scorsa legislatura da settanta associazioni facenti capo al Network “Ditelo sui tetti” ed è sostenuta «da molti gruppi di femministe e di laici» a  dimostrazione «che si tratta di una misura di civiltà, universalmente riconosciuta» continua Gandolfini.

«Che l’affitto di utero sia una pratica che altera le relazioni riducendo a cose donne e bambini; una pratica legata ad una distorsione organizzata e pianificata della maternità, della paternità, della filiazione, inserite in una logica produttivistica, in una catena di montaggio aperta allo scarto di bambini eventualmente non rispondenti alle aspettative di salute o di troppo in caso di gravidanze gemellari; una pratica di sfruttamento mercantile (dove chi trae maggior vantaggio economico sono le cliniche, gli intermediari, i consulenti legali), è matura acquisizione raggiunta da molti» precisa  la presidente del MpV Italiano. «Fa piacere- continua la Casini- che su un tema così antropologicamente forte si trovi sintonia anche con i più (apparentemente) lontani da una visione personalista ontologicamente fondata».

Si vedrà come si svilupperà il dibattito parlamentare. La proposta è comunque supportata da autorevoli documenti giuridici.  L’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, vieta di fare del corpo umano e delle sue parti una fonte di lucro, la maternità surrogata è condannata dal Parlamento Europeo (risoluzione del 17 dicembre 2015) perché «compromette la dignità della donna, dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce», e secondo la Corte costituzionale (sentenza n. 272/2017, confermata dalla n. 33/2021) «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane». La Convenzione sui diritti del bambino (ratificata dall’Italia) in base al “principio del prevalente interesse del minore” riconosce per ogni bambino, nella misura del possibile, il diritto a conoscere i propri genitori, ad essere da loro allevato, a preservare la propria identità comprensiva delle relazioni familiari.

«La speranza- conclude Marina Casini- è che questa proposta di legge non sia un punto di arrivo, ma una tappa nel cammino di riflessione sul senso del figlio, della maternità e della paternità. Non basta dire “no” all’utero in affitto bisogna dire “sì” all’uguale e inerente dignità di ogni essere umano, fin dal suo concepimento, quando inizia ad esistere. Solo questo mette al riparo da abusi, discriminazioni, sfruttamenti e prepotenze di ogni tipo. Solo da qui possiamo gettare solide basi per un più alto livello di civiltà e costruire sempre più pienamente e autenticamente la fraternità e la pace».

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