Al Parlamento Europeo passa una nuova risoluzione che ignora i diritti di donne e bambini

di Redazione

È passata poche ore fa al Parlamento Europeo una nuova Risoluzione per includere l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE.

In pieno contrasto con i diritti umani e le libertà fondamentali, per i quali l’Europa si è battuta e che ha avuto l’onore di esportare nel mondo, questa risoluzione, che non ha valore di legge, mina al concetto stesso di UE.

La Risoluzione sulla decisione della Corte suprema statunitense di abolire il diritto all’aborto negli Stati Uniti e la necessità di tutelare il diritto all’aborto e la salute delle donne nell’UE (2022/2742(RSP)), è stata approvata con 324 voti favorevoli, 155 contrari e 38 astensioni.

Oltre ad intromettersi pesantemente nelle decisioni di un altro Stato, gli USA, atto antidemocratico, la risoluzione disconosce la sua stessa normativa e nega il diritto alla vita del bambino concepito.

Come ricorda Tonio Borg,membro del comitato esecutivo di One of Us, ma più volte ministro a Malta, già Commissiario europeo per la Salute e la Politica dei consumatori: «Nessun trattato internazionale riconosce il diritto fondamentale all’aborto .Le questioni relative all’aborto sono di competenza esclusiva degli Stati membri secondo i Trattati dell’Unione. Il Parlamento europeo deve rispettare il principio di sussidiarietà che governa l’UE».

Una risoluzione triste che segue quella del giugno scorso, di tenore simile, che fa numerosi passi indietro anche nella conquista dei diritti delle donne.

«La risoluzione non difende i diritti delle donne, li ignora» dichiara Cornelia Kaminski la rappresentante tedesca della Federazione One of Us. «Le donne sono vittime di uomini che rifiutano di assumersi le proprie responsabilità, che non soffrono per la contraccezione, per la chirurgia invasiva di un aborto o per aborti casalinghi rischiosi e sanguinosi. La decisione disonora il Parlamento europeo e mette l’ascia alle fondamenta stesse dell’Unione europea» conclude la Kaminski.

Nella risoluzione viene, inoltre, espressa una inverosimile preoccupazione “per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta nel mondo”. Sono invece le cliniche per gli aborti che tremano per il loro business abortivo che in USA superava di molto il miliardo di dollari. Almeno fino al 24 giugno scorso, dopo l’abolizione di Roe vs Wade. Ogni anno, la spesa Usa per la pianificazione familiare per persone a basso reddito è di circa 260 milioni di dollari, e Planned Parenthood è un enorme beneficiario di quei fondi, arrivando ad intascarne tra i 50 e i 60 milioni. Oltre ai fondi statali ci sono poi i guadagni “normali”, che per la sola Planned Parenthood si aggirano trai 200 e i 500 milioni di dollari l’anno (l’aborto in USA costa mediamente tra i 200 e i 500 dollari, e Planned Parenthood ne fa330.000 all’anno).

«Questa risoluzione conferma il percorso suicida che alcuni pretendono di far fare all’Europa e al progetto dell’Unione Europea» dichiara Jaime Mayor Oreja, presidente di One of Us ed ex europarlamentare.

«Il percorso di liberazione dei bambini deve proseguire. Non solo per salvare loro, ma anche le loro madri» scriveva Carlo Casini nel 2017. Proseguiamo con lui per «restituire all’Europa la sua vera dignità: quella di essere luogo dove ogni persona è accolta nella sua incomparabile dignità», come diceva Giovanni Paolo II:

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