Recensione del libro “La maternitad Subrogada” di Antonio Casciano

La Maternidad Subrogada.

Una interacciòn humana despersonalizadora.

Fenomenología de un nuevo modelo de explotación feminina

Recensione a cura della redazione di Vitanews

I problemi bioetici che si presentano nella pratica della Maternità Surrogata ruotano intorno ai soggetti che ne sono protagonisti: la coppia committente, con la sua richiesta di vedere realizzato il desiderio di genitorialità per mezzo della disposizione del corpo di un’altra donna; la madre gestante, con le ripercussioni fisiche e psichiche derivanti dal ruolo svolto nel contratto di surrogazione, insieme ai rischi di sfruttamento e reificazione connessi alla sua posizione; il nascituro, con il suo diritto a crescere con la certezza delle sue relazioni parentali e a veder preservato il suo equilibrio affettivo e relazionale.

L’importanza umana e antropologica di tali questioni, in uno alla diffusione crescente di questa pratica nel mondo, ha interpellato la coscienza morale dell’autore che ha così inteso dedicare una riflessione articolata al tema, nell’opera che qui si recensisce nella sua versione spagnola.

Nonostante le difficoltà di offrire statistiche ufficiali relative alla diffusione effettiva di questa pratica nel mondo, sembra possibile identificare fattori che ne denotano un ricorso crescente a livello planetario: 1) la presenza in rete di una quantità amplissima di organismi che offrono servizi collegati alla MS, dalla mera attività di intermediazione tra domanda e offerta di utero, alle attività commerciali vere e proprie offerte da cliniche specializzate nel trattamento delle infertilità; 2) l’incidenza crescente dei casi relativi alla pratica della MS trattati dai mezzi di comunicazione sociale; 3) l’aumento dei problemi legali che il riconoscimento giuridico degli effetti prodotti da questa pratica va progressivamente ponendo.

Nel contesto poi dei nodi probletematici accennati in apertura, un’attenzione particolare è stata accordata dall’autore alla figura della madre gestante, che è parsa essere la parte contrattualmente più debole tra quelle coinvolte nel contratto di surrogazione. In questo senso, l’obiettivo del lavoro è stato quello di realizzare un’analisi fenomenologica di una serie di aspetti, non solo giuridici, che concernono la madre gestante appunto, o surrogata, la cui posizione è stata esaminata secondo un ordine così articolato: 1) l’esame dei meccanismi di selezione del capitale umano da impiegare nella surrogazione, in vista della definizione degli aspetti di invasività che questa pratica produce in quanto alla persona, alla privacy, alla dignità morale della candidata alla gestazione surrogata; 2) l’analisi degli elementi di affinità e distinzione tra la pratica della MS e quella della prostituzione femminile, in particolare per ciò che riguarda i rischi di sfruttamento del corpo femminile; 3) la valutazione delle argomentazioni di quanti rifiutano l’idea di una deriva reificante attribuibile a detta pratica, nel tentativo di mostrare come questo non sia affatto un effetto eventuale, bensì sistematico e proprio della stessa; 4) la critica delle ragioni morali impiegate per giustificare la liceità morale di questa pratica, in uno con l’esposizione dei motivi che fondano la proposta di una sua proibizione giuridica a livello globale. Nella parte finale del testo, si è poi esaminata la questione relativa all’effettiva emancipazione sociale delle donne gestanti nei Paesi più poveri, l’autonomia reale e la libertà della loro scelta, così come i rischi che sono soliti caratterizzare il desiderio di paternità e maternità delle coppie committenti.

Lo studio condotto, ha permesso all’autore di concludere che una pratica siffatta implica sempre un grado di sfruttamento fisico, psichico e insieme morale, della gestante, fatto che renderebbe, ad avviso dello stesso, consigliabile una sua moratoria a livello globale. Appello quest’utlimo che, come Redazione di Viatnews, ci sentiamo di raccogliere e sottoscrivere.

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