L’embrione umano: una persona o un ammasso di cellule?

L’embrione umano: una persona o un ammasso di cellule? Essere o non essere questo è realmente il problema quando dozzine di protocolli di ricerca sull’embrione umano vengono autorizzati dall’Agenzia biomedica. Infatti, svolgere ricerche di questo tipo, impone la distruzione dell’embrione. Anche quando il sito degli Stati Generali di bioetica si chiede come promuoverle e regolamentarle, si ci interroga: Sono così scontate le ricerche sull’embrione umano? Occorre soltanto porvi una struttura e alcuni limiti?

In effetti, se il biologo può manifestare un vero stupore nell’osservare su uno schermo lo sviluppo delle prime cellule organizzate, provenienti dalla fecondazione, cercando di decifrare il mistero impetuoso della vita che condurrà alla nascita dell’uomo, la realtà invita a ben altro.

Che cos’è l’embrione umano? La domanda merita un’attenzione del tutto particolare. Dunque, prendete i vostri scafandri, vi immergo in un mondo fiabesco. Ma attenzione a ciò in cui ci imbatteremo! Infatti, per elaborare una risposta, è necessario ritornare allo statuto dell’embrione umano.

E se si comincia dal rovistare nella legge francese, si sfiora la schizzofrenia! Che dice la legge? Prima constatazione, non accorda all’embrione lo statuto di persona. Per esempio, il delitto d’omicidio involontario viene riconosciuto sul nascituro solo quando è giudicato autosufficiente al momento dei fatti. Ciò esclude l’embrione. Ma d’altro canto, i diritti di successione gli vengono attribuiti, il che è particolarmente incoerente con il fatto che possa subire un aborto. È evidente che ci si arrampica sugli specchi…

Il Comitato Consultivo Nazionale di Etica utilizza, a sua volta, l’espressione di “persona potenziale”, che non ha alcun significato giuridico e non appare in nessun testo di legge, ma presuppone che ci sarebbe una soglia da superare per appartenere alla specie umana.

Diamo un’occhiata più approfondita. Il professor Lejeune, medico co-scopritore della trisomia 21, spiegava che “la struttura genetica dell’uomo è definita sin dalla fecondazione”. Ciò significa che, da un punto di vista scientifico, tutto il patrimonio genetico della persona, tutto ciò che ella è già e sarà, è contenuto in questa prima cellula, frutto dell’incontro casuale tra uno spermatozoo e un ovocita. La storia si è già avviata… Sviluppandosi, l’embrione umano diventerà un feto umano, un neonato, un adolescente, un uomo, un anziano, senza che nulla dall’interno possa ostacolare questo processo. Egli diceva: “In principio c’è un messaggio, questo messaggio è nella vita, questo messaggio è la vita. E se questo messaggio è un messaggio umano, allora questa vita è una vita umana”. Poste queste condizioni, mentre esistono alternative di ricerca etica sull’animale e sulle cellule iPS[1], non bisognerebbe considerare in modo particolare colui che è già uno di noi?

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Traduzione di Cristina Acampora


[1] Cellule pluripotenti indotte: in pratica, si tratta di riprogrammare geneticamente una qualsiasi cellula prelevata da un adulto per renderla pluripotente, cioè capace di moltiplicarsi all’infinito e di differenziarsi in tipi di cellule che compongono un organismo adulto, esattamente come una cellula staminale embrionale.

Massimo Magliocchetti

Laureato in Giurisprudenza con 110/110 e Lode, con una tesi in bioetica del lavoro dal titolo "Maternità e lavoro. La protezione della lavoratrice madre nell'ordinamento italiano". Appassionato di bioetica e biodiritto, amo il fumo lento della pipa. Volontario del Movimento per la Vita, sono stato Responsabile dei Giovani di Roma e provincia del MpV. Scrivo per servizio e passione.

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