Biotestamento, Gigli:su Dat invitiamo a disobbedienza civile

Vitanews, 16 DIC – “Il Movimento per la Vita Italiano riafferma un giudizio nettamente negativo rispetto alla legge sul biotestamento e denuncia la confusione intenzionale che viene fatta tra situazioni profondamente diverse tra loro. Il MpVI invita i sanitari che non hanno dimenticato il giuramento di Ippocrate e le strutture sanitarie che si riconoscono in codici etici rispettosi del diritto alla vita a praticare ogni forma di disobbedienza civile rispetto alla sospensione dei sostegni vitali finalizzata ad accelerare la morte del paziente. Annuncia anche di avere allo studio la creazione di un fondo per il sostegno legale a quei sanitari che vorranno far prevalere le ragioni dell’etica rispetto a una legge illiberale che, in nome di presunti diritti civili, soffoca anche la libertà di coscienza nell’esercizio della professione medica”. Lo dichiara in una nota il deputato Gian Luigi Gigli, Presidente del Movimento per la Vita Italiano.

Il problema non è – sottolinea Gigli – l’accanimento terapeutico, che nessuno sostiene, nelle malattie a decorso progressivo e a prognosi infausta, specie se giunte alla loro fase terminale, ma l’abbandono terapeutico dei pazienti in condizioni di grave disabilità stabilizzata, come quelli in stato vegetativo, rispetto alla cui vita si sostiene una presunta mancanza di dignità. In tutti i casi di disabilità stabilizzata, la sospensione di idratazione e nutrizione ha solo lo scopo di affrettare la morte del paziente, realizzando una forma di eutanasia omissiva. Colpisce e addolora che anche autorevoli riviste cattoliche ed esponenti del mondo associativo e della politica di estrazione cattolica non riescano a cogliere questa differenza, rendendosi collaboratori di un progetto che appartiene all’individualismo libertario e non certo alla cultura cattolica. Peggio ancora, esaltando acriticamente questa legge, essi si rendono complici morali delle violenze che potrebbero essere portate su soggetti incapaci di esprimere la propria volontà, lasciati morire per decisioni di coloro che ne sono i rappresentanti legali. Se la vita diviene un bene a disposizione e la morte un diritto, nei fatti essi stanno solo realizzando una tappa intermedia rispetto all’obiettivo, riaffermato da Cappato, di arrivare alla legalizzazione dell’eutanasia attiva”. 

Massimo Magliocchetti

Laureato in Giurisprudenza con 110/110 e Lode, con una tesi in bioetica del lavoro dal titolo "Maternità e lavoro. La protezione della lavoratrice madre nell'ordinamento italiano". Appassionato di bioetica e biodiritto, amo il fumo lento della pipa. Volontario del Movimento per la Vita, sono stato Responsabile dei Giovani di Roma e provincia del MpV. Scrivo per servizio e passione.

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