Bambini ed eutanasia: il caso Charlie scuote l’Europa
Charlie e Marwa: analogie e differenze
Un caso simile, per certi versi, a quello della piccola Marwa, la bambina francese di cui ci siamo occupati qui sta scuotendo nuovamente le coscienze degli europei. Un caso diverso negli aspetti medici più contingenti, dato che Marwa fu colpita da un’infezione virale che le lasciò dei gravi danni neurologici, mentre Charlie soffre di una sindrome di deperimento mitocondriale, quindi ha problemi genetici. Un caso, però, drammaticamente simile nei suoi aspetti etici e giudiziari: anche in questo caso i giudici, su parere dei medici e contro il volere dei genitori, hanno ordinato di sospendere le terapie e quindi, de jure e de facto, di procurare la morte del piccolo. Questo, dal loro punto di vista, perché la situazione è irrecuperabile e quindi si andrebbero così ad evitare ulteriori sofferenze a un bambino di 10 mesi che vive costantemente intubato, non essendo in grado di respirare né di alimentarsi autonomamente.
Il vero problema: chi può disporre della vita di una persona?
Il fatto che la volontà e dei genitori sia stata del tutto ignorata pone alla ribalta alcune articolatissime questioni, come la riflessione sulle domande: «C’è qualcuno (il giudice, lo Stato ecc) che può disporre della vita di altre persone?» o «Quanto pesa il parere dei genitori?»; oltreché la nota questione sulla distinzione tra accanimento terapeutico e dovere di cura e di assistenza, che segna il riconoscimento della dignità della vita umana. Per fortuna – è notizia di ieri- la Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che il bimbo deve essere curato almeno altri sei giorni, che dovranno servire ai genitori, Chris Gand e Connie Yates, per procurare materiale volto a suffragare la tesi che Charlie potrebbe essere curato in un ospedale statunitense dove stanno provando alcune cure sperimentali.
I genitori: non facciamo questa battaglia solo per Charlie
Il costo delle cure negli Usa si aggirerebbero sul milione di sterline: una cifra immensa, ma molto di questo denaro è già stato raccolto tramite sottoscrizioni on-line. I genitori, nel corso di un’apparizione televisiva in Inghilterra, hanno anche specificato che stanno conducendo questa battaglia di vita non solo per il loro Charlie, ma per tutti i genitori che dovessero trovarsi in futuro a vivere una situazione analoga alla loro. In attesa della pronuncia della CEDU del 19 giugno prossimo, ci uniamo alla speranza dei genitori.
Segnaliamo che il MpVi aderisce al sit-in davanti all’ambasciata britannica per testimoniare la sua adesione ideale alla battaglia dei genitori per la vita e per la speranza, contro l’ideologia eutanasica della morte che sta invece dilagando nella cultura europea.
Simone Ziviani