Bassetti scrive a Scienza & Vita: promuovete la cultura della cura
Riportiamo la lettera del Card. Bassetti, neoeletto presidente della Cei, indirizzata ai soci dell’associazione di Scienza & Vita.
“Carissimi fratelli e sorelle,
è con grande piacere che rivolgo un saluto affettuoso a tutti voi, ai relatori di questo convegno e a i responsabili locali dell’associazione Scienza & Vita. Un ringraziamento particolare per il loro prezioso servizio lo rivolgo, inoltre, al vice presidente nazionale, Paolo Marchionni, e al Presidente nazionale Alberto Gambino. Vi ringrazio di cuore per tutto l’impegno profuso in questi anni e per il vostro instancabile servizio alla vita.
Avete dato un titolo importante al vostro convegno che mette al centro della vostra riflessione un concetto fondamentale: quello della relazione. Una relazione d’amore tra la persona malata e la famiglia che lo assiste. Una relazione d’amore, che si trasforma in un’alleanza decisiva, tra il malato e il medico, tra la persona e la scienza.
Questo è un punto centrale. È il cuore pulsante di una cultura della cura che va promossa in ogni luogo e in ogni momento dell’esistenza umana. La cultura della cura è, innanzitutto, un modus vivendi che si contrappone alla cultura dello scarto. È una cultura che si batte per la difesa della vita e per una assistenza amorevole del sofferente. La cultura della cura è, in secondo luogo, una cultura della solidarietà: una cultura che non abbandona nessuno, che si preoccupa degli ultimi, degli indifesi, dei poveri e di quelli che oggi vengono considerati degli scarti.
Gli scarti sono forse tali per il mondo ma non lo sono per gli occhi di Dio. Non c’è sofferenza o malattia, non c’è utilità o falsa dignità, che legittima la soppressione di una vita umana.
Svolgete questo convegno, non casualmente nel giorno in cui si fa memoria di San Filippo Neri. Colui che venne chiamato “il giullare di Dio” fuggì da ogni tentazione del mondo, si fece piccolo, rinunciò a tutto fino a vivere come un clochard per le vie di Roma, ma non rinunciò mai a quella relazione d’amore la cui sorgente inestinguibile era Cristo. San Filippo si prese cura dei poveri, degli sbandati, degli ultimi e, infine, degli infermi. Di quelle persone, cioè, che venivano abbandonate a se stesse e messe ai margini della società del tempo.
Oggi come allora, seppur in contesti diversissimi, difendere la vita significa prendersi cura degli ultimi, di coloro che non hanno diritti da reclamare ma, all’opposto, una relazione di amore da testimoniare. È l’amore testimoniato da Giobbe, cantato dal Cantico dei Cantici, glorificato da Gesù.
È l’amore quotidiano e silenzioso delle famiglie che si prendono cura fino alla fine dei propri cari. È l’amore professionale di medici e scienziati che in ogni vita vedono rispecchiata non solo un grumo di materia ma un sussulto d’umanità.
Cos’è l’uomo? A questa domanda non più banale, la cui risposta non è più scontata, abbiamo tutti quanti il compito di rispondere con sapienza e discernimento. Abbiamo il compito, nuovo e grande, di confrontarci e di collaborare con tutte le persone di buona volontà.
Carissimi fratelli e sorelle, vi porgo la mia particolare benedizione per la vostra preziosa attività e vi chiedo una preghiera per il mio servizio alla Chiesa italiana”.