Infertilità maschile, al via nuovo approccio terapeutico. Grande: «risultato interessante»

Un innovativo approccio terapeutico nella terapia dell’infertilità da fattore maschile, pubblicato nell’importante rivista scientifica internazionale Andrology, che apre nuovi orizzonti nel trattamento di tale patologia, è stato messo a punto dalla collaborazione fra 3 Università italiane (Padova, Roma e Perugia).

Lo studio multicentrico ha permesso di concludere che il trattamento per un mese con prednisone, un cortisonico frequentemente utilizzato in clinica per le su importanti proprietà anti-infiammatorie, è in grado di migliorare significativamente i parametri spermatici e la fertilità in pazienti affetti da severa riduzione della produzione di spermatozoi da cause ostruttive post-infiammatorie.

Il Coordinatore dello studio, il Prof. Andrea Garolla, stretto collaboratore del Prof. Carlo Foresta, tra i più grandi Esperti a livello internazionale di medicina della riproduzione, spiega: “L’associazione tra infiammazione del sistema riproduttivo maschile e la riduzione del numero di spermatozoi con conseguente infertilità, è un’associazione da tempo nota.  Finora, per migliorare i parametri spermatici nei pazienti infertili con infiammazioni delle vie seminali (epididimiti e/o vesciculo-prostatiti), l’unica arma a nostra disposizione era costituita da integratori “da banco” il cui utilizzo, ancora empirico, non ha mai fornito dati di efficacia convincenti e conclusivi. Il nostro studio, condotto in collaborazione con il Gruppo dei Proff. Alfredo Pontecorvi e Riccardo Marana (Dr. Domenico Milardi e Dr. Giuseppe Grande) dell’Istituto Scientifico Internazionale (ISI) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e con il Gruppo dei Proff. Riccardo Calafiore e Giovanni Luca dell’Università di Perugia, coadiuvati dal Dr. Gian Francesco Brusco del Servizio di Diagnosi e Cura della Riproduzione Umana dell’Ospedale di Perugia, ha consentito di dimostrare, in 90 soggetti infertili, che una piccola dose giornaliera di prednisone somministrata per circa 1 mese è in grado di migliorare significativamente sia il numero che la motilità degli spermatozoi. Dopo terapia, molti di questi pazienti sono riusciti a procreare.”

Si tratta di un risultato estremamente interessante” – dichiara il Dott. Giuseppe Grande, dell’Istituto Scientifico Internazionale “Paolo VI” presso il Policlinico “A. Gemelli” di Roma –  “che apre nuove possibilità di cura farmacologica razionale in una ampia popolazione di pazienti infertili per i quali in precedenza non esistevano valide opzioni terapeutiche. Si tratta di pazienti con una riduzione della concentrazione di spermatozoi, in assenza sia di patologie ormonali o testicolari che di infezioni in atto. Tali pazienti sarebbero stati dunque considerati affetti da “sterilità idiopatica” e direttamente avviati probabilmente a tecniche di fecondazione in vitro. Nel nostro studio invece l’esecuzione di un attento percorso diagnostico, che ha ricercato mediante un accurato esame ecografico prostato-vescicolare e scrotale la presenza di segni infiammatori a carico delle ghiandole accessorie, ha permesso di arrivare in questi pazienti ad una diagnosi di infiammazione abatterica o post-infettiva delle ghiandole accessorie e, successivamente, di poter effettuare una terapia mirata anti-infiammatoria, che ha migliorato in maniera significativa i parametri seminali, portando in alcuni casi anche ad ottenere dei concepimenti”.

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