Gender studies e implicazioni bioetiche

Dalle prime righe del corposo volume stupisce l’accuratezza – contenutistica e di forma – attraverso la quale Luigi Piero Martina tenta di districare la complessa matassa dei Gender Studies e delle sue implicazioni giuridiche, fisiologiche, filosofiche, politiche e biogiuridiche.

Con un approccio sorprendentemente multiprospettico e multidisciplinare, ne emerge dunque l’obiettivo di analizzare i Gender Studies (con la sottesa dimensione strategica), insieme al correlato concetto base dell’identità di genere, che hanno ormai da tempo imposto e canonizzato la differenza epistemologica tra la prospettiva sessuale – radicata anatomicamente, biologicamente e produttiva di molteplici elaborazioni simboliche – e quella del genere, pensata come costruzione metabiologica, libera e soggettiva dell’identità personale.

Un processo, quello dei Gender Studies, di cui l’autore ne evidenzia una destrutturazione, oltreché una desimbolizzazione della differenza tra i sessi, potenziate dal banalizzarsi delle nuove possibilità di procreazione assistita e soprattutto dalla produzione di embrioni costitutivamente senza genitori, svuotando dall’interno il triangolo familiare padre/madre/figlio ed eliminando la tradizionale polarità sessuale maschile/femminile (per essere sostituita dalla logica del continuum).

L’individuo, pertanto, è come se diventasse preda di un nomadismo intimo posseduto da una logica di mutamento, spiega il Martina, all’interno di un “mondo nuovo” (come delineato dal pensiero huxleyano); conducendo alla costruzione di nuovi paradigmi e precisamente di nuove prospettive costruttivistiche, di cui l’ordinamento giuridico se ne fa sempre più carico (ne sono di esempio l’insorgere di nuovi modelli familiari e l’istituzionalizzazione di forme di riconoscimento legale delle coppie omosessuali); nonché a un processo di completa legalizzazione dell’omoparentalità, a un’affermazione di un sé asessuato (o di un sé liberamente polisessuato) e conseguentemente ad una liberazione sociale della soggettività.

Dunque, l’autore sottolinea come queste rivendicazioni inducano indirettamente a un processo di denaturalizzazione del legale che sia contraddistinto dall’attribuzione di soggettività giuridica alla volontà individuale – insita in ogni singolo – di autodefinizione identitaria anziché alla specifica natura dell’uomo.

In questo orizzonte, l’impressione che la sessualità, oggi, sfugga al diritto (evidentemente de-generato) è quanto mai forte ed evidente. La liberazione della sessualità ha portato, sul piano culturale, all’“autonomizzazione della sessualità” dal corpo e da qualsiasi ordine naturale e rischia di avere come effetto la dissoluzione dell’identità della persona. Disincarnata dal corpo, la sessualità (nella sua ricaduta, in primis, dell’omosessualità) si è frantumata in molteplici orientamenti e preferenze meramente soggettive, poste a fondamento di scelte esistenziali che si chiede al diritto – ostinatamente – di riconoscere e di istituzionalizzare: la sessualità, invece, ha il suo ancoraggio nella norma, nella natura intesa come ordine delle cose finalistico e non deterministico.

In tal senso, il Martina giunge a ritenere, per contrappeso, che la stessa sessualità continui gradualmente ad assumere una veste giuridica; ergo, una dimensione strutturale che si pone come sfida e interrogativo esistenziale, a cui l’uomo è pur sempre chiamato a dare una risposta.

Interessante nell’opera è anche la descrizione storica e normativa a riguardo dell’ideologia gender, sostenuta da un valido e vasto impianto bibliografico.

Un percorso scientifico che affonda le sue radici anche nella lex naturalis (secondo il Magistero di Benedetto XVI), nel diritto canonico (evidenziandone la figura del minore e della sua tutela nell’ordinamento canonico) sino a giungere all’antropoteologia e alle implicazioni biomediche (a partire dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).

Pertanto, nel prosieguo della trattazione, ne è degno di menzione il ruolo del Legislatore, ma ancor di più dei giuristi e dei filosofi del diritto, aventi il gravoso impegno di intus-legere la realtà sociale; cogliendone quei significati antropologici e fisiologici realmente autentici che il diritto, nelle sue espressioni normative, è tenuto a salvaguardare e promuovere.

Il Legislatore, in sintesi, è investito dell’importante ruolo del riconoscimento pubblico del bene comune che la famiglia basata sull’unione stabile di un uomo e di una donna e aperta alla vita costituisce per tutta la società, in quanto agenzia capace di generare “capitale sociale”, un ponte tra società e Stato.

 

 

Info:

  • Titolo: Diritti di genere?
  • Sottotitolo: Aspetti giuridici, fisiologici e politici
  • Autore: Luigi Piero Martina
  • Collana: Corona Lateranensis 84
  • EAN (ISBN): 9788846511553
  • Lingua: Italiana
  • Anno: 2017
  • Pagine: 420 pp
  • Dimensioni: 15×21 cm
  • Rilegatura: Brossura

 

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