6° Corso di alta formazione “Roberto Bennati”
Dalle radici ai germogli. Il MPV: identità, rete, servizio, futuro.
Dal 20 – 27 agosto 2023 si è svolto il 6° Corso di alta formazione “Roberto Bennati” per operatori CAV, promosso, come di consueto dal MpV Italinao.
Parole di vita. Risposte ai bisogni nascosti del nostro tempo era il titolo del corso.
Riproponiamo qui di seguito uno stralcio della relazione della Presidente Marina Casini, che potete leggere per intero attraverso il qr code.
Dalle radici ai germogli. Il MPV: identità, rete, servizio, futuro.
di Marina Casini Casini
La traiettoria che va dalle radici ai germogli è molto bella, perché è piena di speranza,
di storia, di cammino, di amicizia, di vita.
IDENTITÀ
Dell’identità del Movimento ne abbiamo parlato tante volte, ma il tema è importante e
ci torniamo sopra con qualche nuovo supporto; nuovo nel senso che nei nostri ultimi
incontro non lo avevamo utilizzato. Ecco allora che dobbiamo tornare al tempo in cui
fu approvata, in un contesto complesso, difficile e agitato, la legge sull’aborto. A pochi
mesi dalla sua entrata in vigore, i Radicali, il 4 gennaio 1979, proposero all’ufficio
centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione la richiesta di un referendum
abrogativo della legge 194. Piero Pirovano nel suo libro “Per la vita oltre il referendum”
ricorda che il 21 gennaio 1979, a Firenze, nella saletta dell’Istituto magistrale in via
Santa Caterina D’Alessandria, «Casini aveva proposto l’approvazione di un
documento articolato in 10 punti in cui tutti si riconobbero compiutamente. Vi si
ribadiva, tra l’altro, il modo di essere, l’identità del Movimento: Costruire più che
difendersi». Ecco quindi i 10 punti di allora che valgono anche per oggi, tanta è la loro
attualità:
«1) Prima operare poi parlare il primato è dell’azione concreta e della solidarietà
operante per questo i Centri di aiuto alla vita hanno preceduto la costituzione del
Movimento per la vita. La stessa parola non è mera propaganda ma esigenza della
difesa reale della vita
2) ci occupiamo specificamente dell’aborto perché è in gioco la vita dell’uomo; ce ne
occupiamo specificamente non per ignorare gli altri problemi umani ma, al contrario,
perché non vogliamo annacquare la gravità del problema creandoci degli alibi con più
vasti impegni puramente verbali. Tutto l’uomo, in tutto l’arco del suo sviluppo, però ci
interessa, ma oggi la ricostruzione di una cultura che ponga al suo centro l’uomo trova
sul tema dell’aborto il banco di prova, il luogo di verifica. È autentica la denuncia della
fame nei paesi del sottosviluppo, quando siamo insensibili ai bambini soppressi prima
di nascere nel nostro quartiere o nel nostro stabile? A chi ci contesta «cosa avete fatto
per il Vietnam?», rovesciamo il quesito «come posso crederti se accetti che possano
morire i bambini vicini a te?». Dal punto di vista culturale, l’impegno per la vita
nascente “hic et nunc” è il sigillo di autenticità dell’impegno per l’uomo.
3) Siamo laici non solo e non tanto perché ci sono tra noi presenze di cattolici e di non
credenti, ma anche nel senso più pieno che il nostro punto di riferimento è l’uomo e il
nostro strumento culturale la ragione. Ad un laicismo in dissoluzione che rifiuta di guardare, che è costretto a ricorrere alla menzogna e alla censura per sopprimere
l’uomo, che ̶ in definitiva ̶ si appella ad una fede (con la minuscola) indimostrata,
indichiamo la dignità perduta della sua sostanza.
4) Vogliamo essere strumento di unità, perché sappiamo che la vita dell’uomo non
divide ma unisce; per questo ci ripromettiamo di reagire alle polemiche e alle
menzogne con uno stile che sia è espressivo di questa volontà di costruire più che
difendersi, di convincere più che vincere.
5) Ci interessa la vita dell’uomo non il compromesso storico, questo o quel partito,
questa o quella corrente, un certo equilibrio politico. Nessun secondo fine ci anima né
come gruppo né come singoli.
6) il Movimento non è una struttura ma un luogo di riflessione. Vogliamo essere un
servizio ed uno stimolo, pronti a scomparire quando ciò dovesse rivelarsi utile per la
difesa della vita.
7) Abbiamo capito che la prevenzione dell’aborto è prima di tutto un grande fatto
culturale, una presa di coscienza generalizzata dell’uomo come valore, come fine non
come mezzo. Consideriamo il problema femminile come uno dei grandissimi temi della
presente epoca storica, ma solo non rinunciando alla difesa della vita sarà possibile
liberare davvero la donna dalla sua atavica soggezione e dalle sue solitudini.
8) Il nostro impegno non è solo culturale ma anche legislativo, perché consideriamo la
legge 194 una delle cause dell’aborto.
9) Scegliamo il rischio della proposta positiva, non ci arrocchiamo nella facile
posizione del “no”. Per questo elaborammo la proposta di legge popolare, per questo
crediamo nei centri di accoglienza e di aiuto alla vita. Ogni azione è scelta, è rischio,
imperfezione e possibilità di errore, ma ciò è inevitabile in una linea di “sì”.
10) Intuiamo il sottile filo che lega la vita alla libertà e alla verità. L’accettazione
dell’aborto nella stagione della scienza, delle risorse economiche, della organizzazione
sociale, ci sembra il segno della più grave dissoluzione, il sigillo legale di una cultura
che genera il terrorismo, lo sfruttamento, la droga, la paura, la disperazione l’odio. A
segni così conturbanti c’è una sola risposta sul terreno della cultura, dello stile,
dell’azione sociale: la promozione umana che è il nome civile dell’amore cristiano per
l’uomo».
Questi 10 punti erano validi allora come oggi; contengono la sfida a una mentalità di
morte; indicano le caratteristiche che definiscono l’identità del MpV: costruire, non
difendersi, convincere più che vincere; autentica laicità, specificità (vita nascente) per
illuminare tutta la vita ovvero l’attenzione alla vita nascente genera l’attenzione a tutta
la vita; metodo/stile condivisione e sostegno, CAV e MpV due facce della stessa
medaglia, verità e carità; centralità politica del diritto alla vita; “nuovo femminismo” e
nuovo umanesimo…
Un punto molto importante relativo all’identità del MpV riguarda il giudizio sulla 194.
Penso che le parole di Carlo Casini siano le più illuminanti: «La legge di cui stiamo
parlando è una legge che non vuol dire ciò che realmente vuole. Il titolo “Norme sulla
tutela sociale della maternità” nasconde la soppressione facile della maternità. Tutta la
legge è piena di insincerità. Le sue parole sembrano voler limitare l’aborto a casi
circoscritti, ma, nella sostanza nei primi tre mesi di gravidanza essa consente l’aborto
in ogni caso in cui la donna la richiede. Nella sua attuazione si sono verificate ulteriori
menzogne, in particolare per quanto riguarda la tutela della vita umana fin dal suo
inizio, promessa dall’art. 1, l’offerta di alternative alla donna in difficoltà, la funzione
di prevenzione dei consultori, la valorizzazione del volontariato. La legge rimane una
legge ingiusta. Tuttavia lo sforzo di aprire canali di comunicazione con le pubbliche
istituzioni al fine di salvare con concretamente il maggior numero di vite umane (e di
restituire alle madri la libertà di non abortire) ha indotto a chiedere sempre più
insistentemente l’applicazione di quelle parti della legge dalle quali traspare, sia pur
debolmente, il principio di “preferenza per la nascita”. Si tratta di quelle parti che – se
interpretate e attuate secondo il suddetto principio e se isolate dal restante contesto ̶
vengono definite “buone”. Questa posizione ci ha fatto evocare quel passo della Bibbia
dove si racconta del modo in cui il re Salomone individua la mamma vera del figlio
conteso. Essa è colei che piangendo rinuncia al figlio purché egli viva anche se nelle
braccia di una mamma falsa. Se l’applicazione di qualche disposizione della legge può
salvare un bambino – abbiamo sempre detto – applichiamola senza chiuderci in un
rifiuto totale, che impedirebbe persino l’inizio di un possibile dialogo. Ma, sull’onda
di questa passione per la vita, non si può giungere ad affermare che la legge sia giusta.
Sarebbe falso, pericoloso e anche offensivo per coloro che in questi trent’anni hanno
sacrificato energie di ogni genere per salvare vite umane nono stante la legge. I bambini
nati con l’aiuto dei CAV sono il frutto della resistenza morale alla legge. Non risulta
che coloro i quali già 30 anni fa difesero la legge descrivendola come diretta a
proteggere anche la vita dei bambini e citando a riprova le parti c.d. “buone” abbiano
fatto qualcosa di paragonabile all’oscuro e umile lavoro dei CAV che, anzi, sono stati
condannati all’emarginazione» (Carlo Casini, “A trent’anni dalla legge 194
sull’interruzione volontaria di gravidanza”, Edizioni Cantagalli, 2008; cfr. anche:
Carlo Casini, La moratoria sull’aborto. Quali riforme? In Studi Cattolici, a. 52°, n.
564, febbraio 2008, pp. 93-100).
RETE
Rete vuol dire organizzazione, collegamento, collaborazione, unione, legame,
solidarietà, nell’accezione più alta fratellanza. La rete non è solo qualcosa di strutturale,
ma è anche una realtà spirituale. La rete: non ci salviamo se non insieme. Nella rete c’è
una forza supplementare. Tutti sono protagonisti, ciascuno con i suoi doni. Il
programma con cui è nato il primo CAV a Firenze va letto non soltanto in relazione
alla donna in stato di gravidanza, ma anche nella prospettiva della rete dei CAV: «Le
difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita, ma superando insieme le
difficoltà». Questo è anche il senso della Federazione. La rete del MpV ha una rilevanza
straordinaria per realizzare la sua missione. Il MpV è una rete di reti. 1) La primissima
rete che è nel cuore del MpV: mamma e figlio in grembo modello di ogni rete e di ogni solidarietà (scambio di doni). Il materno salverà l’umano. 2) Poi la stessa federazione
è una rete: CaV, MpV locali, case di accoglienza, SOS-Vita, Progetto Gemma, Movit.
Tutta la struttura è pensata come rete: presidenti di federazione, le commissioni….
Queste realtà non devono essere isolotti separati, ma vasi comunicanti; le responsabilità
non devono chiudere, ma aprire; non tappare, ma far emergere e diffondere per il bene
di tutti per tutti. 3) La terza rete è il coordinamento organico con altre entità (alcune
nate grazie al contributo e alla spinta del MpV: “il Forum delle associazioni familiari”,
“Scienza e Vita” e il “Forum degli operatori sanitari”), noi siamo presenti nel
Copercom, nel network Ditelo sui tetti, nella rete che promuove il Festival della vita
nascente, nel Forum delle associazioni familiari, nel Forum associazioni socio-
sanitarie. Importante da ricordare è anche la Convenzione con la Confederazione
italiana Centri per la regolazione naturale della fertilità (CICRNF) siglata a
Montesilvano nel 2019. 4) La quarta rete è il nostro legame con la Chiesa; è un aspetto
molto importante. Non dimentichiamoci mai che abbiamo vissuto e possiamo ancora
vivere nell’amicizia di Santi come Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta.
Amicizia con i Santi. 5) La quinta rete riguarda le convenzioni con ospedali e
consultori, si veda la recente convezione del volontariato per la vita con l’ospedale
Sant’Anna di Torino, sottoscritta alla presenza dell’assessore alle Politiche sociali
Maurizio Marrone, del direttore generale dell’AOU Città della Salute Giovanni La
Valle, del direttore sanitario del Sant’Anna Umberto Fiandra e del presidente regionale
della Federazione del Movimento per la Vita Claudio Larocca. 6) La sesta rete che il
Movimento per la Vita ha sempre tenuto presente è a livello europeo e mondiale. Rete
vuol dire anche unità. L’unità va cercata anche al di là dei confini nazionali. La
“congiura contro la vita” si esplica anche a livello mondiale ed europeo; quella della
vita è una questione “epocale e planetaria”. È dunque necessario dare risposte e
soprattutto promuovere iniziative a questi livelli. I contatti internazionali sono stati
motivo di soddisfazione non solo per l’allargamento delle amicizie, ma anche per la
verifica che – di fronte al carattere planetario delle aggressioni contro la vita nascente
– sorgono ovunque iniziative spontanee che hanno caratteristiche e metodologie simili.
È il segno che la testimonianza a favore della vita nascente è un obiettivo vero, giusto.
Ciò conduce ad un rafforzamento di propositi di impegno. Nella prospettiva
internazionale è più facile scoprire le centrali da cui parte la pressione sulle comunità
nazionali per negare il diritto alla vita dei nascituri e capire, quindi, che la difesa della
vita nascente deve svolgersi anche a quei livelli. Bisogna avvertire la responsabilità
dell’Italia anche verso l’intero mondo. Il cambiamento in vista di un nuovo umanesimo
dovrebbe trovare, nella storia e nella cultura italiane, intrise di cristianesimo, una spinta
preziosa. Sembra alludere a questa responsabilità verso il mondo un forte passaggio
del discorso di San Giovanni Paolo II pronunciato a Siena in Piazza del Campo il 14
settembre 1980: «Qui di fronte a Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia presento a
Dio, insieme con voi, una fervente supplica affinché queste forze di coscienza si
ritrovino e si esprimano in mezzo a questa Nazione, che sempre si è distinta per il suo
grande amore alla famiglia ed al bambino […] non dissipi l’Italia questa eredità, anzi
la esalti in una effettiva promozione dell’essere umano a tutti i livelli dei suoi diritti
inalienabili, primo dei quali è e resta il diritto alla vita». Vediamo qualche iniziativa. È doveroso ricordare in primo luogo il convegno svoltosi a Milano il 3 e 4 dicembre
1977, a conclusione del quale fu approvata la “Carta del diritto alla vita dei bambini
non nati”, consegnata poco dopo al Presidente del Parlamento Europeo a Lussemburgo
il 17 gennaio 1978. Di rilievo sono stati anche alcuni convegni di studi internazionali
in collaborazione con le università romane e con la partecipazione di eminenti
scienziati su temi emergenti di attualità. Memorabile fu il primo, nel 1982, che rivolse
l’attenzione su una problematica assolutamente nuova nel mondo. Il titolo fu “Rapporto
tra diagnosi prenatale e il trattamento chirurgico delle malformazioni congenite”.
L’attenzione al di là dei confini dell’Italia ha accompagnato il Movimento per la Vita
specialmente in riferimento all’Unione Europea. Come non ricordare il Premio europeo
per la vita Madre Teresa di Calcutta poi divenuto premio europeo “Uno di noi”? Il
Movimento per la Vita italiano, che ha dato un impulso determinante all’iniziativa dei
cittadini europei, da cui è nata la Federazione europea “Uno di noi per la vita e la
dignità dell’uomo”, deve avvertire una propria grande responsabilità per lo sviluppo e
l’azione di questa Federazione che è uno strumento che può essere una forza coesiva
efficace anche per rendere più ascoltabile in Europa la voce di chi non ha voce. I
rapporti si sono poi sviluppati con molti incontri anche in Paesi lontani, dagli Stati
Uniti alla Russia, dal Brasile a Cuba, dal Portogallo all’Albania e alla Polonia. Ricordo
anche “Semi di pace” e “Agata Smeralda”, i rapporti con la Corea e con la missione
per la vita Giovanni Paolo II sorta in Burundi e rappresentata qui da Suor Godelive …
Infine, ma non per questo meno importante, è la nostra presenza nella rete Heartbeat
International, una federazione internazionale che raccoglie migliaia di Centri di Aiuto
alla Vita nel mondo, in tutti e cinque i continenti. L’unità tra i credenti è presagio e
condizione di un’unità più grande, quella di tutti gli uomini. Ve ne è un riferimento
anche nella preghiera finale dell’Evangelium Vitae «La civiltà della verità e
dell’amore» va costruita «insieme a tutti gli uomini di buona volontà». Questo pensiero
è ripetuto più volte nell’Evangelium Vitae: «tutti insieme dobbiamo costruire una
nuova cultura della vita».
SERVIZIO
Parlare di “servizio” è parlare del grembiule, della scopa di saggina (non del potere,
dell’accentramento su di sé, del protagonismo, dell’io e del mio). Servire non
servirsene. Il servizio è alle mamme e ai bambini nel loro grembo; alla società in tutte
le sue dimensioni, quindi anche alla cultura e alla politica; alla Chiesa.
Alle mamme e ai loro bambini in grembo: «L’aiuto alla donna in gravidanza esige
dunque profili di intervento diversi e complementari, che coinvolgono dimensioni
educative, psicologiche, sanitarie e sociali. La relegazione di una donna nella
solitudine, sia essa materiale o morale, dinanzi all’impegno della maternità costituisce
infatti violazione radicale della dignità umana della donna medesima e del figlio, e nel
contempo rappresenta il fallimento dei vincoli solidaristici fondamentali per la
convivenza civile» (CNB 2005). Alla società: l’aborto non è solo un peccato ma una
grave lesione della società come tale, nella quale il precetto del non uccidere e il
riconoscimento dell’eguaglianza di tutti gli esseri umani dovrebbero essere la base del
bene comune. La nostra è una missione civile. Certamente la dimensione religiosa
rafforza dal di dentro l’impegno pro life, ma deve essere chiaro che è nella società
civile che operiamo, è ad essa che ci rivolgiamo e dunque gli argomenti non possono
che partire dalla scienza e dalla ragione. Alla Chiesa: quante volte papa Giovanni Paolo
II ha detto «grazie!» al Movimento per la Vita. Papa Francesco: «Dinanzi a varie forme
di minacce alla vita umana ̶ ci disse Papa Francesco il 2 febbraio 2019 ̶ vi siete
accostati alle fragilità del prossimo, vi siete dati da fare affinché nella società non siano
esclusi e scartati quanti vivono in condizioni di precarietà. Mediante l’opera capillare
dei “Centri di Aiuto alla Vita”, diffusi in tutta Italia, siete stati occasione di speranza e
di rinascita per tante persone». Che dire del costante impegno per la Giornata per la
vita che è ecclesiale e che ogni anno il MpV celebra con varie iniziative e attività?
Il servizio si manifesta nel fare, ma soprattutto nell’essere da cui poi deriva lo
stile del servizio. implica anche il passaggio dall’indifferenza all’interessamento per
l’altro e dal rifiuto alla sua accoglienza: gli altri non sono concorrenti da cui
difenderci, ma fratelli e sorelle con cui essere solidali; sono da amare per se stessi; ci
arricchiscono con la loro stessa presenza» (EV). Il servizio è prima di tutto un
atteggiamento del cuore su cui si deve vigilare.
Ecco una bella poesia/preghiera di Michel Quoist che ben lo spirito che deve
animare il servizio:
«Il muratore posava il mattone
Sul letto di cemento,
con gesto preciso della cazzuola,
vi gettava una copertura,
e senza chiedergli il parere,
posava su un nuovo mattone.
A vista d’occhio le fondamenta salivano,
la casa poteva elevarsi alta e solida
per ospitare gli uomini.
Ho pensato, Signore,
a quel povero mattone
interrato nel buio
alla base del grande edificio.
Nessuno lo vede
ma lui fa il suo lavoro
ed altri hanno bisogno di lui.
Signore,
non conta che io sia in cima alla casa
o nelle fondamenta,
purché io sia, fedele, al mio posto,
nella Tua Costruzione».
Sempre, a proposito del servizio (ma anche di altri aspetti legati all’impegno per la
vita), sosto sulla lettura del seguente brano tratto dalla relazione di Carlo Casini
all’assemblea nazionale del MpV italiano nel 2006): «Ho detto tante volte che la
battaglia per la vita non sarà vinta dai biologi, dai teologi e dai filosofi, ma dalla gente
semplice che ama i bambini e che li accoglie insieme alle loro madri». «A più di
trent’anni dall’inizio del Movimento per la vita, nel ricordo del molto lavora compiuto,
sono convito che dobbiamo fare emergere a livello di collettività, quella “spiritualità
della vita” che nel segreto delle nostre coscienze ci ha fatto ripetere nei momenti di
stanchezza “Qualunque cosa avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli lo avete
fatto a Me”. Perciò l’organizzazione, le strutture, i programmi, i rapporti tra noi e fuori
di noi, i linguaggi, le battaglie culturali e politiche, tutto deve essere immerso nello
stile di un amore che è “benigno, non insidioso, non si vanta, non si gonfia, non cerca
il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode
dell’ingiustizia, ma si compiace della verità, tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto
sopporta (Paolo, Lettera ai Corinzi, 13). Quanti di noi si sentono chiamati da
Qualcuno non esiteranno a riferire particolarmente a se stessi la parte finale della
preghiera di Giovanni Paolo II a Maria a conclusione dell’Evangelium vitae: “Fa che
quanti credono nel Tuo figlio sappiano annunciare con franchezza ed amore agli
uomini del nostro tempo il Vangelo della Vita. Ottieni loro […] il coraggio di
testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire, insieme con tutti gli uomini di buona
volontà la civiltà della verità e dell’amore, a lode e gloria di Dio creatore e amante
della vita”» (Carlo Casini, Assemblea nazionale del MpV, 2006)
FUTURO
Lo sguardo sul futuro è nel “DNA” dell’impegno per la vita. Che impegno sarebbe
quello per la vita senza la speranza e la fiducia nell’avvenire? Lo slancio verso il futuro
è presente in molti messaggi dei vescovi italiani per le Giornate per la Vita e certamente
il futuro è chiamato in causa di fronte all’inverno demografico. Ma non basta pensare
alla natalità per garantire il futuro. C’è altro. C’è molto di più. È in gioco la costruzione
della civiltà della verità e dell’amore. Il Movimento per la Vita non stende trincee di
conservazione, ma apre percorsi di avanzamento per raggiungere, passo dopo passo,
nella logica della gradualità, il nuovo umanesimo. Non si tratta di dire dei “no” in attesa
delle sempre più gravi aggressioni contro la vita, ma di pronunciare dei “sì”
anticipatori, che prevengano le aggressioni e rendano più vicino il traguardo finale. È
vero che dagli inizi della nostra storia il panorama si è complessivamente oscurato, in
modo da evidenziare il carattere planetario e le accresciute difficoltà dell’impegno per
la vita, ma ci sono tante luci accese … “fa più rumore un albero che cade che una
foresta che cresce”. Il nostro tempo è caratterizzato da quel fenomeno che Carlo Casini
chiamava “la caduta dei puntelli”. I “puntelli” sono le motivazioni esterne che reggono
un valore, che lo fanno stare in piedi; un po’ come le impalcature tengono in piedi un
edificio durante la sua costruzione. Cosa succede quando a un certo punto si tolgono le
impalcature? Se la casa è stata costruita su solide fondamenta, con i materiali più
resistenti, la casa resta in piedi, perché evidentemente dotata di una forza coesiva
intrinseca; viceversa se le fondamenta sono malmesse, deboli, e i materiali scadenti, la
rimozione delle impalcature comporta anche il crollo dell’edificio perché privo della
capacità di stare in piedi da solo. Ecco il “cambio d’epoca” di cui si parla tanto è quello
della caduta delle motivazioni che fino a una cinquantina di anni fa hanno retto il valore
della vita e il valore della famiglia. Adesso è il momento di far stare in piedi il valore
vita e il valore famiglia senza puntelli, stampelle o appoggi esterni, facendo leva sulla
forza intrinseca del valore stesso. Questa forza intrinseca è la consapevolezza del
significato. Ecco la novità: i valori che prima erano sostenuti da puntelli esterni, ora
devono reggersi da soli, sulla base del loro autentico significato. Si può anche dire che
questo è un tempo di “purificazione”, un tempo che chiede autenticità, che ha sete della
verità delle cose. Ecco perché mio babbo diceva ̶ parafraso ̶ che questo è un tempo
formidabile che ci chiede di operare orientando animosamente il futuro con la bussola
dei valori purificati da scorie e sovrastrutture. Non si tratta dunque di guardare
nostalgicamente al passato che non tornerà, ma gioiosamente al futuro con la speranza
e la fiducia che la ricerca del vero significato della realtà è sorgente di un generale e
positivo rinnovamento.
Per quanto riguarda il futuro del MpV mio babbo ha scritto: «Nel futuro del MpV vedo
un forte potenziamento dei CAV, una conferma di indispensabile amicizia con la
Chiesa, manifestata ovunque, in primo luogo, con una permanente preghiera per la vita
inserita organicamente nella liturgia ordinaria, la tenace ripetizione nel dibattito
pubblico che ogni essere umano sempre e fin dal concepimento è “uno di noi”» (Carlo
Casini, in Sì alla vita, luglio-agosto 2014, pp. 4-6); «Uno di noi è la “madre di tutte le
battaglie”. Non c’è sconfitta, ma è sempre vittoria superare i programmi di censura, di
silenzio, di disinteresse e di menzogna con il grido “Uno di noi” (Carlo Casini, in Sì
alla vita, settembre 2014, pp. 4-5).