Gli errori di Trump mettono a rischio la nomina Gorsuch

Donald Trump potrebbe non essere un cavallo vincente su cui puntare per il mondo prolife. Il Presidente continua a comettere errori grossolani ed è sempre più minacciato dal cosiddetto Russiagate. I democratici sentono l’odore del sangue, che, al momento, è quello del giudice Neil Gorsuch.

Andiamo con ordine. Se c’è una cosa su cui Trump e tutto il Partito Repubblicano sono d’accordo è la modifica o la cancellazione della riforma sanitaria voluta dall’ex Presidente Barack Obama e ribattezzata Obamacare. Basti pensare che fino allo scorso anno, la Camera a maggiornaza repubblicana ha votato per ben 50 volte la cancellazione della legge. Il tutto era stato arginato dal Senato a maggiornaza democratica. Inoltre, non a caso, il primo ordine esecutivo firmato dal neo Presidente aveva come obiettivo iniziare a minare alle fondamenta la legge sanitaria, tramite riduzione di fondi e rinvii dell’implementazione a livello federale. Nelle scorse settimane i repubblicani sono partiti lancia in resta per raggiungere finalmente l’agognato risultato. È stato un fiasco totale. Per bocca dello Speaker della Camera (una sorta di Presidente dell’assemblea, terza carica dello Stato federale), Paul Ryan, il partito di Trump ha rinunciato addirittura a portare la proposta di riforma al Congresso perché sarebbero sicuramente mancati i voti per l’approvazione. Chi l’ha affossata? I repubblicani moderati e quelli della destra più conservatrice, per motivi opposti. I primi perché considerano Obamacare una legge buona seppur perfettibile e hanno compreso i rischi che modifiche radicali avrebbero portato al sistema sanitario degli stati. I secondi perché reputano la proposta Trump-Ryan troppo moderata poiché non punta alla cancellazione totale. Ovvimanete Trump ha accusato tutti via Twitter di essere traditori e volta faccia. Persino i democratici (!). In sostanza, siamo nel pieno dei primi cento giorni di Presidenza del tycoon (ne sono passati circa settanta), quelli della “luna di miele” con l’elettorato, e non sono stati ancora ottenuti risultati. E il fallimento sull’Obamacare è pesante.

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I problemi per Trump non finiscono qui. Anzi ce ne sono di più grandi, come il Russiagate. Più passa il tempo più si scoprono connessioni dirette e indirette tra membri dello staff del Presidente, sia durante a campagna elettorale sia ora alla Casa Bianca, con uomini vicini a Putin. L’FBI ha avviato ufficialmente l’inchiesta sull’influenza russa nella campagna elettorale e nelle elezioni presidenziali e le prospettive per Trump non sono rosee. L’ex Consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Flynn, dimessosi per aver mentito al Vicepresidente Pence sui suoi rapporti con i russi, sarà presto interrogato dal Congresso e ha richiesto preventivamente l’immunità. Non certo un buon segno. Riassumendo, la vicenda è la vera minaccia esistenziale all’amministrazione Trump.

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Vi chiederete: cosa centra tutto questo con Gorsuch? I fallimenti e il Russiagate mettono il Presidente in una posizione di forte debolezza e i democratici non vedono l’ora di approfittarne con tutti i mezzi possibili. La prossima scadenza è l’inizio delle votazioni per la nomina di Gorsuch alla Corte Suprema. In condizioni normali, sarebbe stata approvata senza problemi, visto che il giudice è stimato per il suo curriculum e la sua integrità anche dai democratici, nonostante sia ritenuto un conservatore. Ora però rappresenta un’occasione ghiotta per assestare un altro colpo a Trump, sull’ultima cartuccia da usare per ottenere un successo nei primi 100 giorni. Per essere nominato, Gorsuch ha bisogno di almeno 60 voti su 100 al Senato. Con una cifra inferiore, i democratici possono ricorrere all’ostruzionismo a tempo indeterminato (chiamato filibustering) che potrebbe portare al ritiro della candidatura del giudice. I repubblicani non hanno questi 60 voti, perciò hanno bisogno dei democratici. Di questi ultimi 36 faranno sicuramente ostruzionismo (alcuni anche per vendicarsi di ciò che fecero i repubblicani impedendo la nomina di Merrick Garland da parte di Obama). Al momento siamo a 55 voti per Gorsuch e ne servono altri 5 almeno. Se non si trovassero, la maggioranza repubblicana potrebbe ricorrere alla cosiddetta “opzione nucleare”, ovvero una modifica in corsa del regolamento dell’assemblea per poter far passare la nomina con 51 voti. Trump e il partito vorrebbero evitare di ricorrere a questo metodo, poiché si avvicinano importanti scadenze fiscali e i democratici sono pronti a fare barricata anche lì, rischiando di portare al cosiddetto Government Shutdown, l’interruzione temporanea di tutte le attività e i servizi federali non essenziali. I repubblicani lo hanno fatto due volte con Obama.

In conclusione la nomina di Gorsuch, importante per inserire un giudice prolife all’interno della Corte Suprema è molto a rischio. Non lo sarebbe stata se alla Presidenza ci fosse stato un repubblicano diverso da Donald Trump.

Emiliano Battisti

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