Brevissima introduzione alla Bioetica: perché non siamo hamburger

Quello che state per leggere, è uno schizzo, una pro-vocazione sintetica che vi lancio come un frisbee.

Ho pensato potesse aiutarci tutti preparare una sorta di caffè ristretto, così, quanto basta per risvegliare in chi vuole  la curiosità di chiedersi  quale possa essere la ragione profonda per cui oggi un ragazzo, e altri giovani creature come lui, mandino avanti una agenzia online chiamandola, con apparente anacronismo: “Vita News”.

Eh si!

Perché la vita non è affatto un evento scontato, ci pare a noi!

E Cosa c’entra?

Beh! Mettiamola così: se non è una  news, se non conserva  una novità continua che si dischiude ad ogni passo, al massimo può essere uno scoop, un sentimento adrenalinico che dura  il tempo necessario per stancarsi del gioco, e iniziare ad attendere, magari dissimulando bene, che la partita finisca! Ci pare sempre a noi, ma non solo a noi, che la vita oltre gli scoop, non sia un prodotto surgelato nella mente di qualche Dio lontano,un frigorifero computerizzato e demiurgico (per chi ha orecchie)riscaldato al microonde cosmico del bosone primordiale (o di quello che vi pare) e servito su un letto di galassie come un hamburger. Almeno per quanto riguarda questo ammasso di carne che tutto sommato è l’uomo, stretto nel tempo come in mezzo a due fette di pane. Non è scontata perché si muore presto, perché si può vivere sentendosi proprio come un hot dog terrestre, che soffre senza fine il morso insaziabile degli anni e delle situazioni, che ci  fagocitano bulimici e crudeli. Più in generale perché ogni giorno essa, lo sappiamo tutti, è un banco di poker che gioca forte e ci obbliga a puntare caro!

Chi investe, nella storia, è l’umano! Sono strane creature gli umani, sempre affanati a ricoprirsi di salse stravaganti per farsi piú appetibili agli occhi carnosi degli altri hamburger come loro, incapaci, ed allo stesso tempo terribilmente desiderosi  di vivere oltre le due fette di pane che li stringono in un eterno brunch, ossia, in quel perimetro che con un po di fantasia possiamo chiamare “ il presente”!

La novitá infinita è scoprire che nulla è scontato, e che tutto, oltre che una fine, ha anche un fine!

E qui arriviamo al punto cari amici/Hamburger che state leggendo questa fantastica antropologia da Fast Food.

Noi non siamo Hamburgers!

Ci credete?

Provate a farlo!

Non siamo un tritato misto di esperienze, delusioni, traumi ed ambizioni destinate a finire ineluttabilmente in qualche fogna cosmica.

Noi siamo uomini! Ciò che ci caratterizza, precisamente, è l’insoddisfazione ed il rifiuto a soffocare in quelle due pagine tristi di carboidrati al sesamo il nostro desiderio più profondo : il senso!

Si parla tanto di qualità della vita,e più o meno come si parla di qualità delle carni che importiamo dal resto del mondo- “questi hamburgers sono proprio di qualità” – sentiamo in giro.  La differenza tra 200 grammi di  carne rossa e noi però, è che come uomini non ci misuriamo sul criterio della qualità, e neanche della qualità della vita, anche se fa strano pensarlo.

Quello che ci rende umani e ci distingue dagli hot dog è che la radice autentica del nostro agire, il modo in cui organizziamo la nostra esistenza concreta, non è la ricerca spasmodica della qualitá della vita (che poi vai a sapere cosa significa per ognuno), ma è invece il bisogno di rispondere alla domanda fondamentale sul “senso della vita”!

L’etica della qualitá (sapete che l’etica ha a che fare precisamente con l’agire) è l’universo culturale degli hamburgers, ma solo l’etica del senso, genera una cultura  proprimente umana, cioè la nostra cultura.

Ultima incredibile rivelazione a questo punto dell’articolo, in cui ormai padroneggiate perfettamente i concetti fondamentali dell’antropologia del fast food, è questa: L’Hamburger è una cosa morta, noi invece, siamo vivi e vegeti, e in piú siamo anche alla ricerca di senso (con buona pace di chi si dá dell’animale tout court)

Chi conosce un po’ di greco sa che in questa lingua  vita si dice “Bios” (proprio come i prodotti che costano na cifra al supermercato), quindi l’etica umana, e ci siamo arrivati finalemente, e miracolosamente in fretta , possiamo chiamarla per comoditá : “BIO-ETICA”!

Questa, carissimi, è la bioetica (perché? Cosa pensavate che fosse?) : la consapevolezza che noi non siamo hamburgers, e che non basta il criterio della qualitá, non che non sia importante, semplicemente non  basta, perché ció che ci umanizza, che ci fa veramente uomini, è solo la nostra possibilitá di spendere l’esistenza nell’orizzonte del senso!

Una cosa che un hamburger non  capirá mai!

Da oggi siete tutti consapevoli del fatto che la Bioetica  è sostanzialmente : La consapevolezza di non essere un hamburger!

Concludo questo primo articolo nei limiti che mi ero imposto, e vi do appuntamento al secondo incontro terapeutico dove cercheró di spiegare perché invece nella nostra societá ragioniamo da Fast Food. Perché la politica o è bioetica o è sostanzialmente anti-politica, ovvero  una tecnica cinica che considera le singole persone dei pezzi di carne con una specie di annesso peacemaker e un ammasso di neuroni disposti in modo da formare un circuito che genera reazioni elettriche da gestire,  secondo il volere di chi decide. Parleremo del che cosa significa difesa della vita umana e perché è stupido e scorretto ridurre tutto alla questione dell’aborto e dell’eutanasia, dimenticandosi per esempio che anche risolvere il problema del lavoro è un tema squisitamente bioetico….e così via!

Prima di avventurarci alle radici della nostra cultura “bio-non etica”, trans-umana, post-umana, e chi piú ne ha piú ne metta…

Con leggerezza, senza banalizzare nulla, senza mai perdere la tenerezza…

A presto…

Simone Tropea

 

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