Malato Sla, Gigli: caso Montebelluna non è eutanasia ma legge Dat è sbagliata

«Il tentativo di far passare la vicenda di Montebelluna per il caso con cui viene sdoganata l’eutanasia in Italia è semplicemente una forzatura a fini ideologici». Così Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita italiano, commenta il caso di Dino Bettamin, il settantenne da cinque anni malato di Sla che aveva espresso questa volontà ed è stato assecondato con la sedazione palliativa.

«Se le notizie riportate non sono scorrette – ha continuato Gigli -, il paziente era affetto da una malattia evolutiva ad andamento progressivo, giunta alla sua fase terminale». Secondo la ricostruzione, infatti, non si tratta di un evento riconducibile alla pratica eutanasica perché la palliazione con farmaci ad azione sedativa si è configurato, nel caso in esame, come un presidio medico necessario per lenire la sofferenza. «Il paziente ha peraltro continuato a servirsi del respiratore fino alla fine», ha ricordato Gigli definendo il caso come un «cavallo di troia dell’eutanasia».

«L’eutanasia, seppure per ora solo nella sua versione omissiva, sta invece per essere legiferata con la legge sulle DAT», ha denunciato in una nota il presidente del Movimento per la Vita Italiano che è impegnato con altri deputati, ormai da mesi, a combattere in Commissione Affari Sociali alla Camera un progetto di legge foriero di numerosi punti oscuri. Approfondisci qui.

Massimo Magliocchetti

Laureato in Giurisprudenza con 110/110 e Lode, con una tesi in bioetica del lavoro dal titolo "Maternità e lavoro. La protezione della lavoratrice madre nell'ordinamento italiano". Appassionato di bioetica e biodiritto, amo il fumo lento della pipa. Volontario del Movimento per la Vita, sono stato Responsabile dei Giovani di Roma e provincia del MpV. Scrivo per servizio e passione.

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