Aborto e politica: quale reazione?

Il 22 maggio 2018 ricorre il 40° anniversario della legge n°194 sull’interruzione volontaria della gravidanza, che disciplina le modalità di accesso all’aborto.

Prima della suddetta legge praticare l’aborto era un grave reato ed erano previste, nel codice penale, sanzioni piuttosto severe.

Il contesto socio-culturale nel quale fu redatta la “Legge 194” affonda le radici negli anni delle grandi contestazioni e dei profondi cambiamenti che hanno portato sia risvolti positivi che negativi, in particolare la rivendicazione spregiudicata di ogni libertà, il tentativo di imporre all’intera società un sistema di valori alternativo.

Si iniziò a dibattere sull’aborto nel 1975, quando la Corte Costituzionale, pur ritenendo che “la tutela del concepito ha fondamento costituzionale”, si espresse in favore dell’interruzione della gravidanza se giustificata da motivi molto gravi. Nello stesso anno, per dare risonanza al tema dell’aborto, si autodenunciarono e vennero arrestati il segretario del Partito Radicale Gianfranco Spadaccia, la segretaria del Centro d’informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto Adele Faccio e la radicale Emma Bonino di avere praticato aborti.

Venne, successivamente, richiesto un referendum abrogativo (riguardante gli articoli della Costituzione che riguardavano il reato di aborto, l’istigazione all’aborto, ecc.) e, dopo aver raccolto 700.000 firme, il Presidente della Repubblica Leone fu obbligato a fissare la consultazione referendaria.

Il 22 maggio 1978, tre anni dopo le contestazioni, veniva definitivamente approvata la legge 194 sull’aborto, secondo la quale decadevano i reati previsti dal titolo X e si consentiva l’interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione, nei casi in cui la sua prosecuzione costituisse gravi rischi per la salute psico-fisica della donna.

Nel maggio del 1981 gli italiani furono chiamati a confermare, tramite referendum, la legge 194. Vennero posti due quesiti: il primo, proposto dal Partito radicale, chiedeva l’abrogazione di alcune norme per rendere libera la pratica dell’aborto, il secondo, promosso dal Movimento per la Vita, chiedeva la limitazione dei casi di liceità dell’aborto. Entrambi non videro raggiunti i rispettivi obiettivi.

A 40 anni dall’emanazione della l. 194, il tema dell’aborto è sempre più attuale. Da una parte i movimenti femministi predicano un aborto senza limitazioni e senza moralità; dall’altra invece, esistono associazioni e movimenti che oltre ad indicare i danni e i rischi che una donna può intercorrere con l’aborto, cercano di fare cultura della vita, sensibilizzando ai valori etici che rendono le donne totalmente consapevoli.

In un’intervista l’On. Carlo Casini, fondatore del Movimento per la Vita, sottolinea la difficoltà che si trovò ad affrontare il governo di allora: la DC fu “costretta” ad approvare una legge fatta in fretta per evitare un referendum, e ciò causò divisioni all’interno dello stesso partito tra chi era totalmente contrario e chi voleva arginare eventuali problemi.

È importante diffondere una nuova cultura della Vita, a tutela sia del nascituro, il più indifeso tra gli esseri umani, che della donna, vittima di una società che ha delle pretese e che non dà i giusti mezzi informativi.

Oggi, in una forma ancora più ipocrita ed arrogante, si sta cercando di rovesciare nuovamente un ordine naturale, morale e civile delle cose dal punto di vista della bioetica. La carenza di cristiani autentici nelle Istituzioni favorisce sicuramente questo processo regressivo negli usi e nei costumi degli italiani. Vedere politici che si professano cattolici esultare per l’approvazione di leggi come quella abietta sul fine vita o il favorire, ad esempio, l’annullamento delle figure naturali genitoriali nelle scuole, le adozioni di bambini alle coppie omosessuali, ecc., è molto sconfortante.

Se mai i cattolici decideranno di coalizzare le proprie energie per un impegno politico consapevole e responsabile, senza assistere con totale inerzia alle vere emergenze del Paese, e quindi scendere in campo come avveniva molti anni fa, il forte messaggio pro life diventerebbe forte e consolidato nel tempo.

Natale Bruno

 

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