Libertà di educazione: un valore 2.0 per la famiglia e la società

Con il nuovo anno e il nuovo governo sarà necessario tener viva l’attenzione su come la scuola possa essere agenzia formativa “sussidiaria” alla famiglia, senza scavalcarne la responsabilità educativa e capitalizzare le conquiste raggiunte dalle associazioni dei genitori in tema di libertà educativa.

La proposta dell’educazione affettiva e di genere e di altri temi “sensibili” nella scuola pubblica

chiama in causa non solo la facoltà di scelta educativa dei genitori, ma il concetto stesso di pluralismo culturale e di vita democratica del nostro paese. Si tratta di una sfida che chiama tutti i genitori – al di là di particolari posizioni culturali e valoriali- ad una rinnovata assunzione di responsabilità nella scuola e nella società.

 

Genitori, scuola e temi sensibili: nuove risposte per nuove sfide educative

Nel complesso contesto culturale di oggi non è più possibile per i genitori dare deleghe in bianco alla scuola. Essi devono accompagnare i propri figli nella loro crescita a casa come scuola, ed esigere il rispetto del proprio primato educativo, pur ponendosi nei termini di una efficace collaborazione con essa, nel riconoscimento dei rispettivi ruoli.

Se per una corretta corresponsabilità educativa occorre che i genitori rispettino l’autorità e la libertà di insegnamento dei docenti, è necessario che la scuola coinvolga i genitori per attività che toccano le convinzioni etiche, religiose, e culturali della famiglia

Oggi un numero crescente di realtà sta rilanciando il principio della libertà educativa quale diritto umano inalienabile che costituisce la linea di demarcazione tra lo Stato di diritto, garante della pacifica convivenza democratica delle differenti culture, e lo Stato etico che si ritiene unico educatore dei suoi cittadini. Sempre più madri e padri partecipano agli organi collegiali delle scuole per valorizzare la componente dei genitori e proporre progetti condivisi e si organizzano in comitati e associazioni per essere più incisivi nei confronti delle Istituzioni e veder rispettati i propri diritti.

 

La Circolare Ministeriale sul Consenso Informato

Di fronte alle proteste del Family Day e  di molte  associazioni di genitori sulla ormai annosa questione gender, nel luglio 2015 il MIUR aveva emesso una circolare che dispone che le scuole debbano assicurare da parte delle famiglie una conoscenza dettagliata del Piano Triennale Offerta Formativa e che la partecipazione a tutte le attività “extracurricolari” è facoltativa e deve prevedere la richiesta del consenso dei genitori.

Purtroppo il termine extracurricolare – spesso inteso in maniera non univoca dagli stessi dirigenti e docenti- può essere erroneamente interpretabile come relativo solo alle attività pomeridiane, favorendo quindi il rischio di lasciar  intendere la possibilità del consenso informato e dell’ eventuale esonero solo in relazione a tali attività.

Va detto invece che i progetti in generale rientrano nella quota facoltativa del “curricolo” (cioè dei programmi) decisa dalle singole scuole e non nella quota parte nazionale delle discipline obbligatoria stabilita dal MIUR, e quindi vanno intesi come facoltativi anche se svolti in orario “curricolare” che in genere è antimeridiano. Di fatto però, oltre a lasciare buchi interpretativi a causa dell’ambiguità del termine , in quanto semplice “Nota” del MIUR tale provvedimento non aveva un valore determinante nel tempo e definitivo come i testi legislativi veri e propri.

La mobilitazione delle associazioni legate al  Family Day  – Generazione Famiglia, Non Si Tocca la Famiglia, Provita Onlus  e Comitato Articolo 26 – è quindi continuata raccogliendo migliaia di firme e portando centinaia di genitori davanti al MIUR nell’ estate scorsa, ed ottenendo di essere ricevute dal Ministro Fedeli a fine luglio, fino ad un altro importantissimo risultato.

 

Le Linee Guida per l’attuazione del Comma 16 della Legge 107/2015

Ad ottobre scorso sono state pubblicate dal MIUR le Linee Guida sul comma 16 della Buona Scuola,  che regolano i progetti contro le discriminazioni e sull’educazione  di genere  e sono state inserite nel Piano nazionale per l’Educazione al Rispetto, dopo che in un primo tempo  erano state  bloccate dalla proteste delle associazioni a seguito delle  bozze circolate  sulla stampa, che contenevano gravi elementi ideologici ed escludevano la facoltà di scelta dei  genitori  su questi temi così delicati.

Nel nuovo testo – che resta controverso   per molti aspetti – è stato finalmente affermato che “tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né le ideologie gender né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo” e che i riferimenti al genere vanno intesi nell’ambito della differenza sessuale tra maschile e femminile. Una puntualizzazione importante, perché vieta formalmente nella scuola l’introduzione attraverso queste attività di quell’  indifferentismo sessuale e dell’ indiscriminata decostruzione dei modelli maschili e femminili che si stanno  diffondendo sempre più a livello europeo e italiano e tanto preoccupano genitori, docenti e specialisti dell’educazione per gli aspetti  ideologici e dannosi.

Cosa fondamentale poi, nel documento si afferma che per i progetti riguardanti tematiche sensibili e controverse come quelle collegate al comma 16 – che spaziano dalla prevenzione della violenza di genere a quella del bullismo “omofobico” – il Piano dell’Offerta Formativa non deve limitarsi ad enunciare principi generali, ma deve informare i genitori su tutte le azioni concrete e questi progetti devono essere svolti “con il consenso informato dei genitori”.

Ciò comporta che le singole scuole – secondo le proprie modalità organizzative – prevedano anche la possibilità dell’esonero e di attività alternative in caso di iniziative non condivise.

Per coerenza questo dovrebbe valere per tutti i temi sensibili e controversi e tanto più perché questa forme di “educazione” possono assumere un carattere interdisciplinare ed essere inserite in tutte le lezioni. Per questo motivo Il rispetto della facoltà di scelta dei genitori va disposto anche qualora questi progetti vengano svolti nel normale orario scolastico.

Per la prima volta dunque in un testo ministeriale è stata inserita la prassi del Consenso Informato e il riferimento all’ Articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che riconosce ai genitori la priorità di scelta nel genere di educazione da impartire ai propri figli, soprattutto in considerazione che si tratta di temi educativi sensibili e divisivi su cui devono valere innanzitutto le scelte educative dei genitori. È il caso di puntualizzare che riguardo tali attività, a fronte di finalità quasi sempre condivisibilissime deve essere nella scuola il contrasto di ogni ingiusta discriminazione, possono non esserlo altrettanto i metodi o contenuti, come spesso purtroppo segnalato da molti genitori e docenti in questi ultimi anni.

 

Il DDL sull’ Educazione di Genere

Ultimo ma non da ultimo, le pressioni delle associazioni hanno contribuito a fermare in questo  scorcio di legislatura il Disegno di Legge che prevedeva l’Introduzione dell’Educazione di Genere obbligatoria nella scuola, il quale non contemplava  alcuna tutela della facoltà di scelta dei  genitori e che è rimasto bloccato alla Commissione Cultura della Camera, e su cui   occorrerà  continuare a vigilare anche nella nuova legislatura.

Conquiste fondamentali per la libertà educativa che dimostrano che essa è a tutti gli effetti un principio non negoziabile e che oggi più che mai servono   genitori coinvolti e informati, ma soprattutto genitori in rete. Se infatti un genitore solo può far fatica a far sentire la sua voce in un sistema complesso come la scuola, più genitori insieme e associati sono una risorsa per tutta la scuola e la società.

Il Patto di Corresponsabilità Educativa

In queste  settimane le associazioni di genitori del  Family Day stanno  chiedendo con forza al MIUR che formalizzi la prassi del consenso Informato e dell’esonero anche nel prossimo Patto di Corresponsabilità Educativa che il MIUR pubblicherà a breve. Se non verranno accolte queste istanze inviteranno i genitori a non firmare il PEC all’ atto delle prossime   iscrizioni, dal momento che un patto Scuola- Famiglia si deve basare sulla fiducia e riconoscere gli specifici ruoli. E in mancanza di adeguate garanzie, inviteranno a non versare il Contributo Volontario alle scuole. che è finalizzato a finanziare  proprio quei progetti per i quali i genitori chiedono sia stabilito l’obbligo di recepire il  preventivo consenso informato.

Per una vera alleanza Scuola-famiglia e una vera Educazione al Rispetto.

Alla luce di tutto ciò resterà necessario e imprescindibile l’impegno dei genitori sul campo, affinché questi principi vengano rispettati e si sensibilizzino docenti e dirigenti scolastici, per realizzare un’efficace alleanza scuola-famiglia e promuovere il principio della libertà educativa in tutti i suoi aspetti.

Solo in questi termini inoltre, all’ interno di riferimenti antropologi non ambigui e della fondamentale corresponsabilità educativa famiglia – scuola, l’educazione al rispetto potrà davvero rispettosa di tutti: delle sensibilità di ogni bambino e di ogni famiglia, e delle tre libertà sul cui incontro si fonda la scuola: libertà di educazione dei genitori, libertà di insegnamento dei docenti e diritto ad apprendere di tutti gli alunni.

 

Chiara Iannarelli,

Vicepresidente di Comitato Articolo 26

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