L’indizio dell’epigenetica e il cammino della libertà

Il problema della libertà sembra ossessionare in modo compulsivo la coscienza moderna, al punto che essa, nelle mille equazioni possibili che la mente intravede spaurita in ogni scelta, si sente paradossalmente in gabbia. Schiacciata, imprigionata in schemi e strutture epi-genetiche che rendono impossibile realizzare la propria storia nel quadro aperto di una vera, originale, irripetible e inedita esistenza. Ad ogni passo, anche la memoria genica, come le strutture psichiche ferite che ci portiamo dentro, manipola e custodisce la sostanza solida delle nostre paure, la misura delle nostre ambizioni, il baratro delle nostre devianze e – perché no? – l’origine dei nostri gusti.

È davvero  un Fato cinico e distratto, un Mangiafuoco arrogante e avaro, quel meccanismo  bio-psichico che muove i fili tesi dei nostri impulsi, disegnando la coreografia insensata dei tanti movimenti strambi che ci promettono un  luogo che in realtà non esiste: la Felicità per noi ?

Dobbiamo, vogliamo, qualcuno grida (non senza ragione) “abbiamo il diritto” di essere felici noi.

Ma il punto è: cosa resta alla “volontà”, nel quadro meccanicistico e pre-determinato di un modello d’uomo inteso come una specie di macchina condotta da un pilota automatico detto “inconscio” o come vi pare, se non il suono vuoto di un racconto etico,  sbiadito all’ombra pervasiva della razionalità iper-scintifica ed a-morale, che riporta ogni idea di libertà all’arte coscienziosa dell’assecondare gli istinti?
Tanti sforzi, tante idee, tante illusioni. Ma la combutta tra neuro-scienze e genetica sembra recidere alla radice ogni possibile discorso sulla libertà.
Vale ancora la pena chiedersi se esiste una volontà libera, in grado di riconoscere un bene oggettivo , una pienezza possibile nella realtá limitante che circoscrive la regione impenetrabile delle “sensazioni”, come un recinto invisibile che inganna quel desiderio di “sentirsi libero” e, forse, di esserlo, cosí tipico del moderno, cosí vero, cosí urgente?

Cos’è l’epigenetica?

Mi imbatto per caso in questo pensiero colto alla svelta.

È per caso un’intuizione tragica, edípica direi, sfuggita al buon Darwin?

Una catena di colpe che avvolge la carne di ogni nuovo nato, come l’abbraccio di quella che i greci chiamavano “Necessità”?

Oppure forse la traccia di una mappa che potrebbe rivelare davvero il tesoro prezioso della vera, originale, irripetibile libertá che tutti desideriamo e in tanti, probabilmente, fingiamo?

Sì!

Perché epigenetica, vuol dire, considerare come, in origine, abiti, contesti, ambienti, passati e prossimi, influenzano l’esperienza vitale di ogni figlio dell’oggi. Un vivente che sorge dalla vita organizzata che lo precede, mostrando un volto che é un intreccio complesso di dono e di danno.
È un linguaggio vago e culturale, perché è la proposta ermeneutica di un filosofo rispetto a un tema che incastra pagine e pagine di studi complicati e in evoluzioni, e non la tesi sintetica di un biologo improvvisato e arraffone.
Mostra però una veritá interessante per lo sguardo critico di chi vive un tempo come il nostro: la libertà si rivela come possibilità di dare una  risposta responsabile di fronte alla vita, esperita in ogni frammento d’esistenza, proprio perché essa si offre a noi come dono e come danno.
Responsabilità è la possibilitá di accogliere il dono, della vita come ereditá, restituendolo soltanto dopo aver curato i danni che inevitabilmente  si trascina dietro, come sfide che arginano il rischio realissimo di banalizzarlo credendolo un pastrocchio di materia, semplice e insensato.

La libertà è intrecciata con la responsabilità, la libertà è la possibilitá di essere responsabili verso chi viene.

È questo l’indizio?
Bello l’indizio dell’epigenetica.
Bello davvero.

Simone Tropea

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