Archiviazione per Cappato. Gandolfini: “Giurisprudenza creativa smantella l’aiuto al suicidio”

Vitanews, 3 Mag. – “Le motivazioni a sostegno della richiesta di archiviazione per Marco Cappato, avanzata dai pm della procura di Milano, rientrano nel novero di quella giurisprudenza creativa che intende stravolgere l’ordinamento italiano partendo dalle aule dei tribunali”, così il presidente del comitato promotore del Family day Massimo Gandolfini  ha commentato la richiesta di archiviazione scritta dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini, secondo i quali le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso.

“Nella fattispecie di dj Fabo, vicenda a cui si riferisce l’autodenuncia di Marco Cappato – prosegue Gandolfini – non si può parlare di malattia allo stato terminale poiché il soggetto era in una condizione stabilizzata da anni. Quindi se assumiamo il concetto che il suicidio non è un reato qualora il malato valuti la sua vita indegna, dobbiamo anche cancellare l’art. 580 del codice penale sull’istigazione o aiuto al suicidio e aiutare qualsiasi soggetto che ritenga la sua esistenza intollerabile a togliersi la vita”.

“Restiamo convinti che la magistratura non possa esercitare tali forzature sulla legislazione italiana e che il parlamento resti la sede più opportuna per decidere in materia, chi pensa il contrario sarà bene che faccia sapere ai medici dei pronto soccorso italiani che un suicida non deve essere salvato ma accompagnato alla morte”, conclude Gandolfini. 

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