Germania, suicidio assistito: in aumento richieste per farmaci killer

Vitanews, 20 APR Poco più di un mese fa la sentenza della Corte suprema amministrativa di Lipsia che in nome del diritto all’autodeterminazione apriva al suicidio assistito, dichiarando che in «casi di estrema eccezionalità» e di situazione di dolore insopportabile lo Stato non possa negare a un malato incurabile o terminale l’accesso a medicinali che permettano un suicidio dignitoso e indolore (AZ 3 C 19.15). In questi giorni sono stati depositati presso l’Istituto federale per i farmaci e i dispositivi medici (BfArM) dodici richieste di accesso a farmaci che potrebbero essere utilizzati per togliersi la vita. È quanto riporta quotidiano berlinese Tagespiegel agli inizi di marzo. Tuttavia, l’Istituto non ha ancora preso nessuna decisione, poiché «decisioni riguardo richieste di questa portata» non possono essere prese solo sulla scorta di un comunicato stampa della Corte.

Numerose le critiche verso la sentenza. «Non può essere che lo Stato venga obbligato a tendere la mano al suicidio», così si è espresso il presidente della Conferenza episcopale tedesca card. Reinhard Marx. Hanno poi espresso incomprensione e rabbia verso la sentenza l’Ordine federale dei medici così come diverse organizzazioni per il diritto alla vita. Ma anche il ministro federale della Salute, Hermann Gröhe (CDU) ha espresso la sua critica alla sentenza affermando che «le autorità statali non possono diventare dei manovali dell’assistenza al suicidio. Ciò andrebbe a minare ogni impegno a impedire il suicidio tramite il sostegno e la consulenza».

Angelo Nicotra

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